Introduzione

una tesina di M. Bortolotti

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Introduzione 

La Maschera nella prima filologia nietzscheana

In Pirandello

La Maschera tra bene e male.

 

 

Non ho deciso di trattare l'argomento della maschera volontariamente, ho dovuto seguire la mia insaziabile curiosità nei riguardi dell'essere umano e della sua più recondita natura. Se poi volessi essere retorico, in un mondo come quello che ci circonda, fiorente di ogni tipo di immagine, colore, informazione, ricco in ogni suo ciberbarocco particolare, l'uomo non ha ancora trovato il sito internet con la risposta alla sua esistenza.

Dunque, la maschera. Tutti noi siamo maschere in questa società fatta di apparenze, e come vedremo, forse lo siamo anche per noi stessi. Ho sempre avuto particolari teorie riguardo l'immagine che ognuno si fa degli altri e di sé stesso. Ho lottato sin dal principio della mia consapevolezza e formazione psicologica per mantenermi integro e uno. Sicuramente ho fallito, ma almeno mi sono sforzato il più possibile di avere un' identità e di formare un mio Sé (nel senso Junghiano del termine), il più possibile vicino ai miei desideri, anche se pur sempre schiacciato dai limiti del mio contesto sociale.  

Agli uomini viene affidata una piccola percentuale di realtà, che per loro, è tutto ciò che vedono e sentono, pensano e fanno. Questa "fetta" di realtà viene gestita da loro come credono, e costantemente salvaguardata dall'invasione come un antico feudo medioevale. "Da che cosa può mai venire attaccata la mia realtà?", si chiederà certamente un attento lettore. Presto detto. 

Dalla realtà degli altri. Ognuno di noi come una fiera selvaggia azzanna la sua realtà gustandola, stillandone ogni goccia di sangue, masticandola chi voracemente chi stentatamente, senza curarsi della parte che spetta agli altri. Siamo piccoli leoni, cuccioli di tigre che ancora non si chiedono quanto sia grande o buona quella altrui, ci basta quello che abbiamo e lo difendiamo mordendo e sgozzando chi ci insidia. Tigrotti o feudatari, comunque soli con la nostra esistenza, con quello che ci circonda, prima o poi consapevoli dell'incomunicabilità di fondo tra le nostre esistenze. Proprio per questa poliedricità della conoscenza, possiamo risultare diversi a seconda delle occasioni, delle persone, dei luoghi. Spesso diversi agli altri, ma a volte, se non siamo costantemente partecipi della nostra attività psicologica, sempre tesi ad aggiornare ciò che siamo, ci scopriamo anche diversi da noi stessi come ci pensavamo. Numerosi sono i grandi della cultura che hanno trattato l'argomento, e tra questi ho balenato, da Nietzsche a Pirandello, da Picasso a Conrad, non cercando di seguire le loro orme (per parafrasare Basho), ma per aiutarmi nel cercare ciò che essi cercavano.

Loro stessi.