In Pirandello

una tesina di M. Bortolotti

Home da l'Umorismo Luigi Pirandello

 

Introduzione 

La Maschera nella prima filologia nietzscheana

In Pirandello

La Maschera tra bene e male.

 

 

In uno dei passi più famosi dell'Umorismo, Pirandello analizza la tendenza dell'uomo a fissare in una forma stabile le fluttuazioni della coscienza, per la necessità che ognuno ha di trovare una sua stabilità psichica, un'identità con la quale mettersi in rapporto con gli altri. Tuttavia la mutevolezza dei sentimenti e del flusso vitale nell'animo umano spesso ci costringono ad assumere ruoli canonici e irrigiditi, che diventano solo maschere di ciò che siamo.

La nostra vita, quella che respiriamo ogni giorno, quella che ci accompagna in ogni nostro naturale gesto, nel nostro naturale sviluppo, quanto siamo sicuri che sia così naturale? Quanto possiamo essere soddisfatti del ruolo che ricopriamo quando ci scopriamo diversi da come ci sentiamo veramente? Noi tutti nasciamo e veniamo cresciuti nell'edonismo e nell'egoismo di questa nostra società, immenso spot pubblicitario dell'uomo, ma per Pirandello, è la vita stessa che ci impone la maschera. Pirandello non intende focalizzarsi su una semplice accusa della società, ma anzi afferma sia una cosa naturale nell'uomo, peculiare ad esso, e dalla quale non si può davvero fuggire. L'uomo nasce con la consapevolezza di esistere, e questo lo pone in una condizione diversa da qualsiasi altro essere vivente. E nel momento in cui si vede vivere, qualcosa cambia in lui.

Tutto può cominciare in un momento di silenzio interiore, nel quale un'epifania angosciante di pensieri e dubbi sovrasta la sua coscienza, e lascia spazio all'insoddisfazione ed al suo sentimento di oppressione nei confronti della sua quotidianità. Nel momento in cui l'uomo s'affaccia alla sua condizione, staccandosi dalla forma, ha la limpida percezione di aver vissuto una non vita. Di aver filtrato i suoi desideri e persino le sue illusioni tramite schemi precisi e assunti a seconda delle situazioni. La maschera che teneva unita la sua sicurezza, le sue certezze, si frantuma in mille pezzi e in mille speculazioni che lo portano a conoscersi, a morire. Perché per Pirandello conoscersi è morire, vedere la propria forma dall'esterno significa che quella non gli appartiene più, che tutto ciò che aveva ora è permeato da un alone di futilità, inconsistenza, tutto ciò che era la sua vita ora è solo un insieme di maschere nude.

Nel momento in cui la vita appare come una catena di convenzioni priva di contenuto, allora la si cerca di rompere, per evitare il suo peso opprimente, con un gesto fuori dall'ordinario e liberatorio, che alla fine risulterà comunque illusorio. L'autoconsapevolezza alla quale un uomo perviene dopo l'accettazione della maschera lo porta inevitabilmente alla solitudine, per via dell'impossibilità di comunicare agli altri le sue considerazioni. Infatti, di solito gli uomini vivono all'interno della loro forma e vanno avanti senza accorgersi di nulla, i più si sono formati un'idea della realtà che credono obbiettiva, ma che invece si fonda su illusioni ed autoinganno. Non comunicano realmente tra di loro, ciascuno è chiuso nella propria monade, nella propria verità. Pirandello crede inoltre che neanche tra coloro che si elevano a un livello superiore di autocoscienza ci sia vera comunicazione. La consapevolezza della fallacia del mondo è incomunicabile, imperscrutabile agli uomini.

Inoltre l'uomo che tenta di fuggire dalle sue maschere non ha alternativa a questa situazione. Non esiste una soluzione pacificante alla solitudine esistenziale. L'uomo non può tornare a vivere come prima e le cose più consuete gli appaiono prive di senso. Persino la riflessione impedisce di vivere la vita in quanto chi si sofferma ad analizzare la vita non può viverla davvero, e rimane passivo spettatore di se stesso e del mondo. Per l'uomo che ha visto l'assurdità della vita essa rimane un groviglio di contraddizioni, un enigma insolubile. Non resta che prendere atto che al di fuori della compagine sociale non c'è alternativa. La maschera esercita un ruolo vincolante, non ci si può sottrarre all'ordine fittizio delle cose, o tentare un dialogo con gli altri esseri umani, la società rimane dunque un agglomerato di monadi.

Come abbiamo visto, le convenzioni sociali soffocano il vero essere dell'uomo, l'eterno pulsare esplodere e contrarsi della sua essenza e lo costringono alla finzione. Sapere questo può portare alla pazzia o alla morte, comunque alla morte psicologica dell'individuo.

Il fulcro della tragedia dell'uomo pirandelliano, è sapere che altro non è se non centomila differenti maschere diverse per tutte le persone che lo circondano, e che dietro questi atteggiamenti, non c'è nulla, perché la costrizione nella forma ha ucciso il divenire della vita.