Re: [Cabrinews] Esame di Stato, si può allargare?

Domingo Paola domingo.paola a tin.it
Sab 14 Lug 2007 12:44:56 CEST


Grazie a Paolo Bonavoglia per il suo commento come al solito approfondito, pacato, sensato, ricco di spunti.
Riprendo due punti fra loro strettamente collegati:

1. Paolo dice: "la lodevolissima intenzione di fare una scuola non selettiva che assicuri il successo scolastico a tutti ha partorito il mostro delle "promozioni nominali": visto che dobbiamo assolutamente assicurare il successo scolastico a tutti, ok promuoviamo tutti con grande generosità, promuoviamo anche quelli che non hanno studiato due, tre, quattro materie con altrettanti debiti, portiamo la percentuale di promozione al 90%, al 99% al 100% e così abbiamo il successo scolastico certificato dalle statistiche"

Hai perfettamente ragione, ma questa è comunque una forma di selezione. Si chiama "selezione nascosta". Una scuola non selettiva deve evitare sia la selezione esplicita, sia quella nascosta. Non è facile, ma la via è quella di far capire che l'importante è uscire dalla scuola secondaria con conoscenze e competenze essenziali per una partecipazione critica e consapevole alla vita pubblica. Non è importante quanto tempo ci si mette per conseguire ciò (ed è ovvio far comprendere che tale tempo è funzione del livello di coinvolgimento, motivazione e studio). Il problema diventa quello di mettersi d'accordo sulle conoscenze e competenze essenziali (che non possono essere quelle, per esempio, di ricordare le formule di duplicazione della tangente). E veniamo quindi al secondo punto:

2 Paolo dice: "Mi sembra in proposito inquietante la frase conclusiva di Berlinguer: "Quel che so è che non c'è altra via: o si abbassa la qualità per la massa, o si abbassa la massa (escludendo) per la qualità."
  
Se non ho inteso male si vuole suggerire che la scelta di individuare competenze e conoscenze essenziali non può che ridurre il numero di conoscenze e competenze richieste agli studenti dell'antico e glorioso liceo, quello che aveva come funzione prioritaria quella di selezionare gli studenti che, con l'accesso all'università, avrebbero potuto entrare a far parte della classe dirigente del Paese. Pensateci, però: alle conoscenze e competenze essenziali dovrebbero accedere tutti. In questo modo si eleva la qualità media, anche se inevitabilmente si rischia di abbassare quella delle eccellenze. 
A questo l'autonomia scolastica, se ben utilizzata, potrebbe porre rimedio. In termini forse un po' bruschi e semplicistici: investiamo risorse mirate alla cura delle eccellenze e non ai corsi di recupero. Al conseguimento delle conoscenze e competenze essnziali deve bastare il tempo scuola (eventualmente dilatato negli anni per chi non partecipa attivamente e non è coinvolto); per gli studenti motivati e interessati dovremmo avviare percorsi di approfondimento "normali" al regolare curricolo.

Per quel che riguarda quanto ha scritto Paolo Francini, un solo velocissimo commento relativo al giudizio sull'opera di don Milani. Concordo solo su un punto: dal suo "filone poco o nulla di valido è mai venuto alla scuola italiana". Ciò per due motivi:
a) non si può certo chiedere a un insegnante di svolgere la sua professione con il coinvolgimento e la dedizione di don Milani. E, sotto certi aspetti, potrebbe anche essere pericoloso;
b) la maggior parte degli insegnanti italiani non ha capito (o non ha voluto capire) la portata rivoluzionaria e innovativa del lavoro di don Milani.

Un caro saluto 
Domingo
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