[Cabrinews] Esame di Stato, si può allargare?

Paolo Bonavoglia paolo.bonavoglia a poste.it
Ven 13 Lug 2007 22:52:53 CEST


Domingo Paola ha scritto:
> [...]  un articolo di Luigi Berlinguer, comparso sul Manifesto di 
> domenica. Mi pare un "atto di indirizzo" forse meno ecumenico, ma 
> maturo, incisivo, responsabile, che individua i veri problemi della 
> scuola [...]
Paolo Francini ha scritto:
> A me, invece, quello scritto par essere tutt'altro. Una livorosa, 
> orgogliosa rivendicazione dei propri meriti, di fronte alle ormai 
> patenti constatazioni degli esiti fallimentari ai quali le politiche 
> (principalmente) da costui impostate hanno condotto.
    Ho letto l'articolo in questione e non me la sento nè di condannarlo 
in modo così drastico nè di condividere al 100% quello che Berlinguer dice.
    Se Berlinguer, forse, esagera nel demonizzare l'idealismo gentiliano 
come "causa di tutti i mali della scuola italiana", sicuramente 
esagerato mi pare il demonizzare a sua volta Berlinguer come "causa di 
tutti i mali della scuola italiana".
    Dico la verità, Berlinguer mi pare l'unico ministro della P.I. tra 
quelli che ricordo, che avesse delle idee sulla scuola (gli americani 
direbbero una "visione" della scuola). Una visione magari discutibile, 
discutibilissima ma per lo meno una visione.
    Inoltre Berlinguer ha avuto il merito di aver realizzato l'unica 
riforma scolastica andata in porto negli ultimi 40 anni, tra tanti 
progetti abortiti, quella dell'esame di stato. Intendiamoci bene, 
l'esame di stato come ho già detto altre volte così com'è mi piace 
pochissimo, ma quello che c'era prima di Berlinguer, quello "temporaneo" 
del 1969 era molto, molto peggio. Nessun criterio di valutazione ben 
definito, tutto affidato alla più assoluta discrezionalità della 
commissione e alle tabelline "clandestine" del presidente. Gli studenti 
che all'inizio dell'ultimo quadrimestre si mettevano a studiare solo due 
o tre materie ... Qualcuno se lo ricorda quell'esame?

    L'idea centrale dell'articolo di Berlinguer mi pare quella che si 
riassume nella formula: "non si può insegnare a nuotare stando fuori 
dall'acqua". Di qui l'avversione di Berlinguer al liceo classico 
gentiliano che sembra proprio disprezzare l'idea di andare in acqua, un 
liceo dal quale si può uscire senza aver mai visto un laboratorio (o 
avendolo visto poco e da semplici spettatori) e alla scuola "basata 
sulle lezioni frontali e sull'insegnamento deduttivistico e solo 
gnoseologico".
    Quando Berlinguer scrive che " Proprio a questo si deve se nella 
scuola è stato cancellato il metodo scientifico-sperimentale" mi viene 
in mente quello che Guido Castelnuovo (per la commissione dell'Accademia 
dei Lincei) scriveva nel 1923 contro il progetto di riforma Gentile: "La 
nostra commissione teme che una parte esuberante data alla filosofia nei 
programmi dei licei possa favorire il risorgimento delle tendenze 
eccessivamente aprioristiche e delle argomentazioni meramente verbali 
contro le quali i maggiori spiriti del Rinascimento hanno sostenuto 
tante lotte, che parevano chiuse, grazie alla vittoria del nostro sommo 
Galileo".
    E viceversa su Berlinguer sono piovute le accuse di aver voluto 
privilegiare il "saper fare" rispetto alle conoscenze teoriche, i 
bastoncini rispetto ai segmenti come nel titolo del libro di Lucio Russo.

    Io però non vedo questa contrapposizione: pensate alla geometria 
euclidea, che è l'archetipo del metodo logico-deduttivo e a Cabrì (ora 
che ci penso ....  questa è una lista su Cabrì!!) che non ha i segmenti 
astratti della teoria, ma solo "bastoncini" fatti di pixel su video. 
Eppure Cabrì mi sembra molto utile anche per attività logico-deduttive. 
Spesso ho trovato la dimostrazione di un problema proprio giocando con i 
disegni di Cabrì. E quando ho provato a fare la stessa cosa con gli 
studenti proponendo di dimostrare qualche problema di geometria un po' 
difficile con l'aiuto di Cabrì ho visto una passione negli studenti come 
raramente (diciamo pure ... quasi mai) in classe di fronte a lezioni 
frontali o esercizi su carta. Tanto da farmi pensare che forse si 
potrebbe fare l'intero corso di geometria euclidea con l'assistenza di 
Cabrì (idea finora irrealizzata e ancora irrealizzabile per problemi 
logistici).
    Passare da un insegnare matematica con lezioni frontali e puramente 
teoriche di fronte alle quali lo studente è costretto in un ruolo 
passivo, a un fare matematica con strumenti come Cabrì equivale a 
passare dalle lezioni di nuoto teorico al buttarsi in acqua?
    Si rischia di perdere la capacità di astrazione?

    Dove invece il discorso di Berlinguer non mi convince molto è quando 
propugna il successo scolastico (ovvero la scuola non selettiva) come 
obiettivo primario, direi quasi "assoluto".
    Intendiamoci l'intenzione è ottima, ma purtroppo nella scuola 
italiana le migliori intenzioni finiscono spesso per partorire le 
peggiori mostruosità: così la buonissima intenzione di introdurre 
criteri di valutazione omogenei ha partorito il mostro delle "griglie". 
E la lodevolissima intenzione di fare una scuola non selettiva che 
assicuri il successo scolastico a tutti ha partorito il mostro delle 
"promozioni nominali": visto che dobbiamo assolutamente assicurare il 
successo scolastico a tutti, ok promuoviamo tutti con grande generosità, 
promuoviamo anche quelli che non hanno studiato due, tre, quattro 
materie con altrettanti debiti, portiamo la percentuale di promozione al 
90%, al 99% al 100% e così abbiamo il successo scolastico certificato 
dalle statistiche.
    E il mostro delle "promozioni nominali" crea altri mostri: sta 
prendendo piede la scelta degli studenti più "svegli" che decidono sin 
dall'inizio del liceo di non studiare due o tre materie e grazie alle 
promozioni con debito tirano avanti per cinque anni e magari all'esame 
conclusivo riescono anche a rimediare un voto discreto. Non è un'ipotesi 
campata in aria ma una cosa che è successa e che succede in realtà; 
l'orale dell'esame di stato vale 35 punti, molto più dei 20 punti di 
credito per i tre anni di liceo e questo rende perfettamente possibili 
questi ribaltamenti finali delle valutazioni.
    Lo ripeto: l'intenzione della scuola non selettiva, del successo 
scolastico per tutti è bellissima e ottima, anche se forse un po' 
utopistica quando spera nel 100% di successo. Ma finora è stata 
perseguita nel peggiore dei modi possibili, con la vecchia tecnica del 
nascondere la polvere sotto il tappeto.

    Mi sembra in proposito inquietante la frase conclusiva di 
Berlinguer: "Quel che so è che non c'è altra via: o si abbassa la 
qualità per la massa, o si abbassa la massa (escludendo) per la 
qualità." Per la verità non sono nemmeno sicuro di averne compreso in 
pieno il senso perché sembra contraddire quello che Berlinguer scrive 
poche righe sopra: "Conciliare equità socio-culturale e qualità? Un 
tempo si sarebbe detto: ma questa è un'utopia. Si, è un'utopia, di 
quelle che si possono realizzare però...".

    Insomma vorrei sperare che ci fosse un'altra via per salvaguardare 
un po' di qualità nella scuola!!

-- 
	Un cordiale saluto

	Paolo Bonavoglia

Cannaregio 3027/R
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