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Paolo Bonavoglia paolo.bonavoglia a poste.it
Sab 27 Gen 2007 16:16:19 CET


Domenico Lenzi ha scritto:
> poche cose mi fanno veramente arrabbiare. [...] Orbene, è curioso che 
> il professor Bonavoglia scriva "Mi pare quindi un po' incauto 
> commentare una formulazione che non si conosce!!".
Non mi pare il caso di "arrabbiarsi". Io avevo riportato il quesito in 
sintesi e non parola per parola, non mi sembrava necessario entrare nei 
dettagli e pensavo che questo fosse evidente dal testo, ma a quanto pare 
mi sbagliavo.
>  Io conosco quello che mi si dice o mi si scrive, non posso fare 
> l'indovino.
Certo non potevi fare l'indovino, ma potevi sempre chiedermi maggiori 
dettagli, ma come ripeto evidentemente mi sbagliavo ...
> Perciò affermo che scrivere  "y = sin(2?)" non è che sia errato o 
> scorretto, ma è impreciso. Tra di noi è chiaro, ma nei riguardi di uno 
> studente è un trabocchetto. Per noi non c'è il bisogno di dire quale 
> sia il dominio di definizione della presunta funzione "y = sin(2?)", 
> ma dai nostri studenti pretendiamo che essi siano precisi in fatto di 
> determinazione di domini, anche i più astrusi, perciò con loro 
> dobbiamo usare la massima precisione (altrimenti si arriva a vedere 
> cose come 2x-x=2).
Se si volesse cercare il pelo nell'uovo le domande di un test dovrebbero 
avere lunghezza chilometrica! E non credo che sarebbe un bene. Per 
quanto riguarda la funzione seno sembra del tutto naturale che, in 
assenza di indicazioni diverse, il dominio sia R.

> Aggiungo anche che è impreciso (non errato o scorretto) scrivere 
> "dy/dx" quando il precedente uso di "y" non stato usato in tandem con 
> la variabile x (capite bene che qui, se parlassi a dei ragazzi, 
> qualcuno potrebbe chiedersi che ci azzeccano con la matematica le 
> biciclette a due posti!).
Io ho usato la notazione dy/dx proprio per indicare che chiedevo la 
derivata rispetto a x e non rispetto ad altre variabili. Non c'è nulla 
di sbagliato nel calcolare la derivata rispetto a x di una funzione 
costante. Quella derivata vale 0 e del resto era proprio qui, nella 
mancanza della x, il "tranello". Usando dy/dx volevo prevenire una 
possibile obiezione da parte di qualche studente: "ma io ho inteso pi 
greco come il nome di una variabile e ho inteso che si dovesse calcolare 
la derivata rispetto a questa variabile". Obiezione capziosa ma neanche 
tanto. Non è forse vero che p.es. Derive usa *e* come nome di variabile, 
ed *ê* (e circ.) per indicare il numero di Nepero?

> [...] Perciò inviterei il professor Bonavoglia, se non l'avesse già 
> fatto, a riesaminare con i suoi ragazzi la prova incriminata. Può 
> essere un momento efficace di discussione e di riflessione con i suoi 
> studenti.
Lo ho già fatto e di questa discussione avevo anche parlato nella mail 
precedente, che a quanto pare non tutti avevano letto fino in fondo.

> [...] <<Vi prego, fatemi una domanda cretina!>>
Bene, su questo andiamo d'accordo, dico spesso anch'io che a volte le 
domande "cretine" sono le più interessanti.

-- 
	Un cordiale saluto

	Paolo Bonavoglia

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