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LA TRINCEA

La trincea come elemento difensivo militare è sempre esistito, ma nella prima guerra mondiale ha assunto un ruolo determinante su tutti i fronti del conflitto. L'idea della trincea non era stata affatto prevista dai comandi militari dei paesi belligeranti; questa scelta però si rese indispensabile a causa delle mutate dinamiche di guerra. Le tattiche scelte non permettevano più ampie movimentazioni di uomini e mezzi e perciò era più conveniente ed efficace assumere posizioni difensive, grazie anche allo sviluppo dell'industria bellica che in questi anni produsse numerose novità come le mitragliatrici i mortai campali e le intricatissime matasse di filo spinato. Proprio per questa sua importanza tattica il lavoro di costruzione e progettazione della trincea era dettagliatamente spiegato dai regolamenti militari che alla lettera venivano osservati dai comandanti di compagnia e dai comandanti di plotone che avevano il compito di supervisionarne la costruzione e di stabilirne il tracciato, la distanza e il numero dei ripari. Dalle disposizione dell'alto comando della quarta armata italiana risulta che: La trincea debba adattarsi al terreno, seguendo un andamento irregolare e il suo andamento deve favorire l'attacco sul fianco del nemico. Sul muro delle trincee deve essere scavato uno scalino, il quale serviva ai soldati come appoggio durante il tiro e per facilitarne l'uscita durante gli assalti. La larghezza della trincea inoltre non doveva essere superiore allo spazio necessario per far passare senza difficoltà un soldato in completo assetto d'assalto e che ogni 20-30 metri doveva essere scavata una nicchia dove i soldati possano scansarsi per non intralciare il trasporto dei feriti. I regolamento inoltre permetteva di coprire alcuni tratti di trincea dove i soldati potevano ripararsi dalle intemperie, inoltre imponeva la costruzione di canali di scolo per far scorrere l'acqua e tenere asciutta la trincea. Nei trenta metri antistanti la trincea il terreno doveva essere disseminato di ostacoli per rendere più difficile un'eventuale assalto nemico, queste opere però non dovevano superare il metro d'altezza per non danneggiare o impedire il tiro. Queste disposizioni teoriche però vennero recepite dagli ufficiali solo negli ultimi anni di guerra nel primo periodo le truppe italiane non disponevano di queste opere difensive come ricorda Orelli “Noi Italiani da principio non avevamo affatto le trincee che poi videro negli anni che seguirono, mentre gli Austriaci ne avevano eccome. Più spesso noi ci limitavamo a scavare delle nicchie nel terreno. Tutte le nostre postazioni erano ricavate sfruttando al conformità del terreno. Ci nascondevamo dietro le rocce, negli avvallamenti, nelle buche delle cannonate. Oppure scavavamo anche con le mani buche profonde quanto bastava per riparare la testa.” Particolarmente cruda la testimonianza di un soldato austriaco che scrive “Per costruire le posizioni si afferrava tutto quello che veniva a portata di mano compresi i corpi dei camerati e dei nemici. Si collocavano sul parapetto, perché si potevano accatastare più facilmente dei pesanti sassi infissi nel terreno e proteggevano meglio, in quanto, evitavano il pericolo di schegge.”