[Cabrinews] sull'articolo di Israel

domingo paola domingo.paola a tin.it
Mer 6 Maggio 2009 21:23:55 CEST


"Al contrario, chi sostituisce la tecnica retorica con quella formalizzata nel programma informatico riduce se stesso a un imbarazzante burattino ...  "
Ma quanti insegnanti pensano davvero di poter sostituire "la tecnica retorica con quella formalizzata nel programma informatico"? Quanti davvero lo fanno? Intanto bisognerebbe cercare fra coloro che fanno uso sistematico di tecnologie informatiche. Hanno idea i professori Israel e Lenzi di quale esigua percentuale di docenti fa uso sistematico di "nuove" tecnologie? E poi, anche chi condivida una generica idea di degrado dell'azione di insegnamento - apprendimento pensa che vi siano davvero molti docenti così ingenui?
" ... una lezione (come qualsiasi comunicazione orale) è innanzitutto una relazione tra persone che trae il suo fascino e trova la sua pienezza in un rapporto che deve avere una fisicità, una collocazione spazio-temporale definita. Non rendersi conto di questo e pensare di poter eliminare la relazione interpersonale diretta non può che aprire la strada a forme gravi di degrado intellettuale e culturale". 
Ma quanti pensate che siano i docenti italiani che pensano di "poter eliminare la relazione interpersonale diretta"? E anche se il numero fosse consistente, cosa di cui per esperienza e conoscenza diretta e ampia dubito, sarebbe sempre di molto inferiore a quelli che fanno uso sistematico di "nuove" tecnologie. Quindi, di che cosa si sta parlando? 
Lo ripeto: le considerazioni di Israel, dove sono condivisibili, sono banali; in genere rivelano poca conoscenza del mondo scolastico e poca o nulla conoscenza del dibattito internazionale sull'uso delle "nuove" tecnologie. Ciò è preoccupante, vista l'influenza che il prof. Israel ha sui media e, soprattutto, sulle scelte di politica scolastica. È vero quel che Daniele afferma e cioè che quel punto di vista è diffuso e radicato nella società: ma a me non fa per nulla piacere constatare che è condiviso anche da chi è coinvolto direttamente nelle scelte di politica scolastica.
Giusto prof. Lenzi, "mala tempora currunt". Vede che su una cosa, almeno, andiamo d'accordo? In realtà sembriamo anche essere d'accordo sul fatto che stiamo trascurando l'importanza dell'ascoltare e del leggere.
Cordiali saluti
Domingo Paola 

  ----- Original Message ----- 
  From: Domenico Lenzi 
  To: Lista di discussione sul software matematico ; paolo a fasce.it 
  Sent: Wednesday, May 06, 2009 6:16 PM
  Subject: [Cabrinews] sull'articolo di Israel


  Cari colleghi,
  nonostante il tentativo di Israel di fare della buona retorica, egli è stato completamente frainteso. E ciò potrebbe apparire come una dimostrazione del fatto che egli sbaglia. 
  Tuttavia, egli sbaglia ed ha ragione nello stesso tempo. In realtà, "la teoria dell'insegnamento" è di per sé contraddittoria (forse), perciò tutti hanno ragione e tutti sbagliano allo stesso tempo. 
  Lo sbaglio di Israel è stato quello di pensare che persone abituate a ragionare potessero capire quello che lui intendeva dire. E questo in parte è anche il mio sbaglio. Riuscirò a farmi comprendere senza l'uso di strumenti tecnologici? Qui io sto adoperando un colore suadente. Ma sono sicuro che qualcuno/a mi accuserà di usare un colore aggressivo e maschiettista. Purtroppo così vanno le cose di questo mondo. Però, in seguito - per farmi perdonare - userò un colore che sia meno aggressivo.

  Ora, vogliamo riflettere su alcune delle cose dette da Israel?
  Egli scrive: "Per secoli la retorica, come arte dell'esposizione del pensiero, è stata una branca fondamentale della conoscenza." 
  E continua: " ... nell'accezione comune il termine ha un connotato negativo, quasi spregevole, sinonimo della capacità di vendere fumo per arrosto. La retorica altererebbe la trasmissione onesta e oggettiva dei concetti e andrebbe proscritta nell'istruzione per evitare che l'allievo sia ridotto a subire passivamente le prodezze verbali dell'insegnante. Di qui il discredito della lezione "ex-cathedra" simbolo di un'istruzione retorica e trasmissiva, che uccide la partecipazione attiva del discente ... 
  Si tratta di affermazioni "retoriche" nel senso cattivo del termine. L'insegnamento partecipato e che vede l'intervento attivo dell'allievo è vecchio di più di duemila anni quantomeno fin dalla scuola peripatetica e non esclude affatto l'utilità delle lezioni "ex-cathedra". Piuttosto, nell'ansia di compiacere i giovani e accattivarseli secondo quello stile dei vecchi privi di dignità bene descritto nella Repubblica di Platone abbiamo trascurato l'importanza di ascoltare (e - mi permetto di aggiungere - di leggere) ... 
  Perciò, il necessario coinvolgimento dell'allievo (più in generale, dell'ascoltatore) nel discorso deve essere preceduto da una presentazione organica e pienamente dispiegata. E ciò significa anche presentare bene, con un'arte del discorso. Non si tratta di un aspetto formale, bensì profondamente sostanziale.
  Chi presenta bene ha pensato a fondo a come rendere chiari e trasparenti i concetti che vuol comunicare e il dispendio di tempo ed energie che ha posto in quest'opera esprime il rispetto che porta per chi ascolta. Egli ... impegna tutto se stesso in una presentazione convincente, chiara e anche appassionata. Con questa passione trasmette l'importanza che egli attribuisce a quel che dice e sottolinea gli aspetti che lo studio e la riflessione gli hanno fatto ritenere fondamentali. Pertanto l'arte retorica è una componente fondamentale del discorso e dell'insegnamento. Lo sa bene chi abbia avuto un vero maestro, uno di quelli che sanno appassionarti a una materia e sanno stabilire un dialogo autentico non l'abbaiare fintamente democratico di cui parla Plutarco..."

  E continua: " L'introduzione di nuovi e potenti mezzi tecnologici dall'ormai arcaica lavagna luminosa alle presentazioni multimediali "powerpoint" mediante il calcolatore, fino alle lezioni registrate scaricabili in rete richiedono un ripensamento delle modalità dell'insegnamento e della comunicazione intellettuale. Da un lato, sarebbe puerile e vano pensare di farne a meno: si rischierebbe di fare come quel mio lontano parente che, proprietario di una ditta di trasporti a cavallo, all'apparire dei camion disse "non dura", e naturalmente fallì. D'altro lato, non bisogna dimenticare che ogni strumento tecnologico non deve diventare il fine bensì essere piegato a un fine, che è quello di comunicare pensieri e concetti. Pertanto l'arte retorica non scompare con i nuovi strumenti ma deve assoggettarli ...

  E, avviandosi a conclusione, afferma: " ... un uso molto parco e accuratamente pensato dei mezzi tecnologici può essere efficacissimo ... Al contrario, chi sostituisce la tecnica retorica con quella formalizzata nel programma informatico riduce se stesso a un imbarazzante burattino ...  "
  E termina così: " ... una lezione (come qualsiasi comunicazione orale) è innanzitutto una relazione tra persone che trae il suo fascino e trova la sua pienezza in un rapporto che deve avere una fisicità, una collocazione spazio-temporale definita. Non rendersi conto di questo e pensare di poter eliminare la relazione interpersonale diretta non può che aprire la strada a forme gravi di degrado intellettuale e culturale". 

  Vogliamo dargli torto? Se anche una minima parte - dopo aver riflettuto, e non per partito preso - è ancora di questo avviso, allora davvero "mala tempora currunt".

  Cordiali saluti.
  Domenico Lenzi




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