[Cabrinews] matematica all'esame di stato

Paolo Francini paolo.francini a uniroma1.it
Mar 26 Giu 2007 01:31:34 CEST


Nodi che vengono al pettine.

Concordo che si tratta di un compito maldestro.

Lasciamo stare il problema comune a PNI e tradizionale, mal congegnato e inadatto a una prova d'esame, senza gradualità, troppo difficoltoso tecnicamente, inadeguato a fornire una valutazione accurata e ben distribuita.

Forse con il questionario del PNI volevano fare un compito creativo ed originale, brillante, invece è una compilazione di quesiti per lo più nozionistici, un'accozzaglia di curiosità assemblate assieme; oltretutto quesiti privi di difficoltà interessanti. 
Piuttosto le difficoltà erano di tipo conoscitivo: essere a conoscenza di quel dato fatto, sapere quella data definizione, di quel dato risultato, generalmente non affrontati o poco affrontati nei corsi scolastici: aneddoti su quadratura del cerchio, geometria non euclidea, la definizione di gruppo, la definizione della gaussiana, e così via.
Quindi neppure una prova adatta a valorizzare metodi e strategie: solo l'esibizione di nozioni un po' più esotiche del solito (e dunque spiazzanti), ma pur sempre nozionismo purissimo.
Non si vede neppure un solido costrutto dietro a questa girandola di "domandine", al di fuori dell'estemporanea accumulazione di notizie, fatti e fatterelli più o meno curiosi: come portare eventualmente avanti quei temi nei prossimi anni, senza ripetere identici i quesiti? 

Ora, in una prova d'esame nazionale, o c'è un programma di studio chiaro e chiaramente indicato, oppure c'è una tradizione altrettanto forte e chiara alla quale riferirsi.
Inserire, volta a volta, 1 o 2 quesiti più esotici può essere sensato: se l'argomento merita, può stimolare qualche percorso anche pregnante ed avere un graduale effetto di svecchiamento. Un paio però, lasciando aperte varie possibilità (anche "di fuga"). 
Il compito di quest'anno aveva invece l'aspetto di un autentico accerchiamento.

Ma in questo caso, sconfessati e rigettati gli antiquati programmi nazionali, si è venuti meno anche alla tradizione più o meno assestata. Con ciò ingenerando disorientamento e disconoscimento da parte degli stessi candidati alla prova, che si son sentiti presi in un gioco sleale: non difficoltà di risoluzione, ma impossibilità radicale di procedere per ignoranza dei termini coinvolti.
Non ci si \e potuti nascondere, per fortuna, nemmeno sotto al tappeto della commissione interna.

Negli ultimi 10 anni si era assistito a un progressivo decrescere della difficoltà delle prove d'esame, fino a giungere nel 2006 a livelli quasi imbarazzanti, e al contempo le prove PNI e tradizionali tendevano sempre più a convergere, mentre in questa occasione la differenziazione è radicale e la prova era improvvisamente inaccessibile ai più.

E' quest'assenza di coerenza che sa di capriccio, che sa d'improvvisazione, a sconcertare: per quale ragioni le prove PNI e tradizionali erano quasi coincidenti gli ultimi anni? C'era un motivo? E, se c'era un motivo, per quale ragione adesso sono state quasi totalmente divaricate? C'è un motivo?
C'è dietro un piano? C'è qualche progetto didattico al quale docenti e studenti dovrebbero aderire?
Il sospetto, più che altro, una gran confusione di idee.

Tuttavia -- devo dirlo- alla fine non riesco a unirmi al coro di lamentazioni e tutto sommato non ci vedo tutto il male possibile.
Anzi potrebbe nascondersi un'occasione attesa.
Si parlerà ancora a lungo, e resterà nella memoria questa inaspettata prova d'esame.
Potrebbe comunque essere un punto di svolta.

E' chiaro che stanno venendo al pettine nodi mai sciolti.

Uno dei contorni dell'autonomia scolastica era appunto il superamento dei programmi nazionali (ribattezzati via via come "curricoli", "indicazioni", etc.).

Negli ultimi 10 anni lo abbiamo sentito dire da dutti, del superamento dei programmi nazionali, che risultano mortificanti, non tengono conto delle specificità del "territorio" e del "singolo studente". Che non solo i metodi ma anche gli obiettivi e i criteri ddi valutazione andrebbero personalizzati o individualizzati (definendo casomai delle opportune maniere per certificare il percorso di apprendimento compiuto dallo studente).

Questo assunto è stato accolto ed è passato intatto attraverso tutte le stagioni da Berlinguer in poi, come si trattasse di dato acquisito e di conquista irreversibile. Lo stesso Fioroni lo ha ribadito in occasione della recente conferenza sulle nuove "indicazioni nazionali" per la scuola primaria.

Questa impostazione sarebbe in accordo con una spinta liberalizzazione di tutto il settore dell'istruzione: niente più esami nazionali, abolizione dei valori legali dei titoli di studio, avvio di un "libero mercato dell'istruzione".

Tuttavia si sono voluti mantenere aspetti centralistici, tipici dell'istruzione istituzionalizzata, ad esempio l'esame nazionale e il valore legale, ma non solo (pensare, con tutto il disagio del caso, alle attuali vie attraverso cui passa il reclutamento di supplenti e docenti di ruolo).

Nel complesso, non vi è stata alcuna armonizzazione tra l'aspetto autonomistico e quello centralistico, né si è messa in moto una dialettica virtuosa. Al contrario, sembra che le cose si siano avvitate senza una chiara direzione, finendo quasi per cogliere il peggio di entrambi i mondi: l'anarchia irresponsabile senza incentivi e senza controlli derivante dall'autonomia e la rigidità del vecchio sistema burocratico centralistico, che di fatto rimane l'unica struttura organizzativa esistente (solo che adesso è ulteriormente dis-organizzata e de-potenziata).

Quel che è successo all'esame di stato.
Nell'immobilismo dei programmi ufficiali e nel discredito dell'idea stessa di programma nazionale, sono diventati i soli riferimenti "sul campo" per le eventuali innovazione delle tematiche da abbracciare.
Un maniera invero alquanto sbilenca e opportunistica di esercitare un peso sui curricoli svolti.

Per tre anni di fila esce geometria solida, e giù tutti a fare la geometria solida.
Poi danno due anni di fila le trasformazioni, e vai con le affinità e compagnia bella.

La programmazione didattica improntata all'arte della divinazione: cosa mai potrebbe uscire quest'anno?

Ora ci aspettiamo una chiarificazione finalmente risolutrice sui programmi, i contenuti e anche i criteri di valutazione giacché ci siamo: possibile che una prova uguale nazionalmente venga corretta a discrezione da commissioni locali, senza indicazioni di precisi criteri di valutazione, e però abbia poi valore legale nella comparazione tra le prove dei vari candidati?


L'ipotesi peggiore è che tutto sia archiviato come parentesi, l'anno di follia, poi dal prossimo si torna al solito compito, e il 2007 resta nelle cronache come "quell'anno che al ministero avevano bevuto troppo".
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