Re: [Cabrinews] Esame di Stato, si può allargare?

Paola Barni paolalaura.barni a virgilio.it
Sab 28 Lug 2007 22:23:15 CEST


Secondo me per salvare la scuola di massa senza perdere la qualità, è assolutamente necessario individualizzare e quindi dilatare per chi ne ha la necessità, il tempo in cui si svolgono certi esercizi, in cui si spiegano certe cose,
per cui i corsi di recupero che devono assolutamente essere aiutati di norma al mattino (parlo delle medie) è necessario dare più possibilità a chi ne ha la voglia e le capacità: nella nostra scuola stiamo seguendo il criterio dei corsi di eccellenza a cui vengono indirizzati tutti coloro che ne hanno la voglia, indipendentemente dalle capacità, al pomeriggio.
Sarà la soluzione? Ai posteri l'ardua sentenza.... o a voi delle superiori che però spesso non volete parlare con noi.....
Che fare?
Paola Barni

   ----- Original Message ----- 
  From: Paolo Bonavoglia 
  To: Lista di discussione sul software matematico 
  Sent: Friday, July 13, 2007 10:52 PM
  Subject: Re: [Cabrinews] Esame di Stato, si può allargare?


  Domingo Paola ha scritto: 
    [...]  un articolo di Luigi Berlinguer, comparso sul Manifesto di domenica. Mi pare un "atto di indirizzo" forse meno ecumenico, ma maturo, incisivo, responsabile, che individua i veri problemi della scuola [...]
  Paolo Francini ha scritto: 
    A me, invece, quello scritto par essere tutt'altro. Una livorosa, orgogliosa rivendicazione dei propri meriti, di fronte alle ormai patenti constatazioni degli esiti fallimentari ai quali le politiche (principalmente) da costui impostate hanno condotto. 

      Ho letto l'articolo in questione e non me la sento nè di condannarlo in modo così drastico nè di condividere al 100% quello che Berlinguer dice.
      Se Berlinguer, forse, esagera nel demonizzare l'idealismo gentiliano come "causa di tutti i mali della scuola italiana", sicuramente esagerato mi pare il demonizzare a sua volta Berlinguer come "causa di tutti i mali della scuola italiana".
      Dico la verità, Berlinguer mi pare l'unico ministro della P.I. tra quelli che ricordo, che avesse delle idee sulla scuola (gli americani direbbero una "visione" della scuola). Una visione magari discutibile, discutibilissima ma per lo meno una visione.
      Inoltre Berlinguer ha avuto il merito di aver realizzato l'unica riforma scolastica andata in porto negli ultimi 40 anni, tra tanti progetti abortiti, quella dell'esame di stato. Intendiamoci bene, l'esame di stato come ho già detto altre volte così com'è mi piace pochissimo, ma quello che c'era prima di Berlinguer, quello "temporaneo" del 1969 era molto, molto peggio. Nessun criterio di valutazione ben definito, tutto affidato alla più assoluta discrezionalità della commissione e alle tabelline "clandestine" del presidente. Gli studenti che all'inizio dell'ultimo quadrimestre si mettevano a studiare solo due o tre materie ... Qualcuno se lo ricorda quell'esame?

      L'idea centrale dell'articolo di Berlinguer mi pare quella che si riassume nella formula: "non si può insegnare a nuotare stando fuori dall'acqua". Di qui l'avversione di Berlinguer al liceo classico gentiliano che sembra proprio disprezzare l'idea di andare in acqua, un liceo dal quale si può uscire senza aver mai visto un laboratorio (o avendolo visto poco e da semplici spettatori) e alla scuola "basata sulle lezioni frontali e sull'insegnamento deduttivistico e solo gnoseologico".
      Quando Berlinguer scrive che " Proprio a questo si deve se nella scuola è stato cancellato il metodo scientifico-sperimentale" mi viene in mente quello che Guido Castelnuovo (per la commissione dell'Accademia dei Lincei) scriveva nel 1923 contro il progetto di riforma Gentile: "La nostra commissione teme che una parte esuberante data alla filosofia nei programmi dei licei possa favorire il risorgimento delle tendenze eccessivamente aprioristiche e delle argomentazioni meramente verbali contro le quali i maggiori spiriti del Rinascimento hanno sostenuto tante lotte, che parevano chiuse, grazie alla vittoria del nostro sommo Galileo".
      E viceversa su Berlinguer sono piovute le accuse di aver voluto privilegiare il "saper fare" rispetto alle conoscenze teoriche, i bastoncini rispetto ai segmenti come nel titolo del libro di Lucio Russo.

      Io però non vedo questa contrapposizione: pensate alla geometria euclidea, che è l'archetipo del metodo logico-deduttivo e a Cabrì (ora che ci penso ....  questa è una lista su Cabrì!!) che non ha i segmenti astratti della teoria, ma solo "bastoncini" fatti di pixel su video. Eppure Cabrì mi sembra molto utile anche per attività logico-deduttive. Spesso ho trovato la dimostrazione di un problema proprio giocando con i disegni di Cabrì. E quando ho provato a fare la stessa cosa con gli studenti proponendo di dimostrare qualche problema di geometria un po' difficile con l'aiuto di Cabrì ho visto una passione negli studenti come raramente (diciamo pure ... quasi mai) in classe di fronte a lezioni frontali o esercizi su carta. Tanto da farmi pensare che forse si potrebbe fare l'intero corso di geometria euclidea con l'assistenza di Cabrì (idea finora irrealizzata e ancora irrealizzabile per problemi logistici).
      Passare da un insegnare matematica con lezioni frontali e puramente teoriche di fronte alle quali lo studente è costretto in un ruolo passivo, a un fare matematica con strumenti come Cabrì equivale a passare dalle lezioni di nuoto teorico al buttarsi in acqua?
      Si rischia di perdere la capacità di astrazione?

      Dove invece il discorso di Berlinguer non mi convince molto è quando propugna il successo scolastico (ovvero la scuola non selettiva) come obiettivo primario, direi quasi "assoluto".
      Intendiamoci l'intenzione è ottima, ma purtroppo nella scuola italiana le migliori intenzioni finiscono spesso per partorire le peggiori mostruosità: così la buonissima intenzione di introdurre criteri di valutazione omogenei ha partorito il mostro delle "griglie". E la lodevolissima intenzione di fare una scuola non selettiva che assicuri il successo scolastico a tutti ha partorito il mostro delle "promozioni nominali": visto che dobbiamo assolutamente assicurare il successo scolastico a tutti, ok promuoviamo tutti con grande generosità, promuoviamo anche quelli che non hanno studiato due, tre, quattro materie con altrettanti debiti, portiamo la percentuale di promozione al 90%, al 99% al 100% e così abbiamo il successo scolastico certificato dalle statistiche.
      E il mostro delle "promozioni nominali" crea altri mostri: sta prendendo piede la scelta degli studenti più "svegli" che decidono sin dall'inizio del liceo di non studiare due o tre materie e grazie alle promozioni con debito tirano avanti per cinque anni e magari all'esame conclusivo riescono anche a rimediare un voto discreto. Non è un'ipotesi campata in aria ma una cosa che è successa e che succede in realtà; l'orale dell'esame di stato vale 35 punti, molto più dei 20 punti di credito per i tre anni di liceo e questo rende perfettamente possibili questi ribaltamenti finali delle valutazioni.
      Lo ripeto: l'intenzione della scuola non selettiva, del successo scolastico per tutti è bellissima e ottima, anche se forse un po' utopistica quando spera nel 100% di successo. Ma finora è stata perseguita nel peggiore dei modi possibili, con la vecchia tecnica del nascondere la polvere sotto il tappeto.

      Mi sembra in proposito inquietante la frase conclusiva di Berlinguer: "Quel che so è che non c'è altra via: o si abbassa la qualità per la massa, o si abbassa la massa (escludendo) per la qualità." Per la verità non sono nemmeno sicuro di averne compreso in pieno il senso perché sembra contraddire quello che Berlinguer scrive poche righe sopra: "Conciliare equità socio-culturale e qualità? Un tempo si sarebbe detto: ma questa è un'utopia. Si, è un'utopia, di quelle che si possono realizzare però...".

      Insomma vorrei sperare che ci fosse un'altra via per salvaguardare un po' di qualità nella scuola!!


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	Paolo Bonavoglia

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