[Cabrinews] PISA e i finlandesi

professor Apotema prof.apotema a libero.it
Sab 21 Feb 2009 00:37:07 CET


Sono d'accordo sulla sostanza delle osservazioni di Maraschini. Soltanto mi colpisce la sua veduta sulla "storia della matematica" come "racconto". Il ripercorrere qualche punto cruciale della storia della matematica all'interno di un percorso scolastico credo dovrebbe essere prima di tutto un modo per fare vera matematica! Semmai con una maggiore consapevolezza e una impareggiabile occasione di affrontare problemi profondi e significativi.
 
Sì, credo proprio che la differenza sostanziale tra i nostri alunni e quelli finlandesi stia nella serietà dell'impegno e nel valore dato alla scuola. Ma forse gli alunni migliori in Finlandia hanno diritto ai posti migliori nel mondo del lavoro. Forse vincono le cattedre universitarie quelli che lo meritano. Forse gli insegnanti sono rispettati e non  vengono continuamente schiacciati dagli ulteriori problemi, spesso cervellotici, prodotti dall'amministrazione scolastica. Forse dedicano il loro tempo a migliorare la didattica e non a incessanti richieste burocratiche. Forse se noi, che oggi siamo insegnanti, fossimo adolescenti nella scuola italiana di oggi, ricevessimo quotidianamente dall'alto gli esempi che i nostri ragazzi ricevono oggi, guardassimo i programmi che la nostra tv ci propone oggi, beh ... forse anche noi saremmo come gli studenti italiani di oggi!

Scusate la divagazione ...

Giorgio Goldoni
  ----- Original Message ----- 
  From: walter maraschini 
  To: Lista di discussione sul software matematico 
  Sent: Thursday, February 19, 2009 11:24 PM
  Subject: Re: [Cabrinews] PISA e i finlandesi


  E invece debbo dire che non sono del tutto d'accordo con i filo-finlandesi, ...

  O meglio, non si può mai importare un modello e trasferirlo in un'altra realtà senza considerarne parametri e variabili al contorno.
  A me pare che i punti forti dell'esperienza finlandese siano quattro:
  a) una complessiva responsabilizzazione precoce (unita a  rispetto) dei ragazzi e dei bambini (comune alle realtà nord e centro europee) possibile anche per un tasso di "civiltà" più elevato (ho insegnato a Praga per tre anni e a quattro-cinque anni i bambini vanno a scuola da soli perché funzionano tram e metro e perché ai passaggi pedonali e ai semafori le macchine si fermano, e con largo anticipo);
  b) la immediata presa in carico di studenti in difficoltà da parte di  squadre di insegnanti appositamente dedicati al problema, come giustamente sottolinea Enrico Pontorno (su questo vedi il rapporto McKinsey sintetizzato nella newsletter di Animat, scaricabile dal sito www.animatinrete.it) - altro che l'insensatezza dei "corsi di recupero" che ulteriormente deresponsabilizzano i ragazzi facendo loro pensare che "aggratis", senza loro diretti responsabilità e studio, la scuola, lo stato, una mamma imbocchino loro la matematica, come le ostie piene di formule che inghiottivano i protagonisti di uno dei viaggi di Gulliver di Swift;
  c) la quota di investimento sulla formazione in rapporto al PIL che rende possibile l'intervento precedente (cfr. lo stesso rapporto, e d'accordo con Moretto). Peraltro la Finlandia ha poco più di 5 milioni di abitanti (1/10 dell'Italia) e la complessità di questi problemi aumenta almeno quadraticamente rispetto alla popolazione;
  d) il sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, molto articolato a differenza del nostro inesistente. Cito da Bartolini: "research-based teacher
  education seems to have some influence. But the true explanation may be a combination of several factors".

  Anche a me pare giusto che se l'obiettivo è insegnare a parlare inglese, non si faccia tanto e solo storia della letteratura inglese.
  Anche a me pare bello che si faccia lavorare, congetturare, "laboratoriare".
  Anche a me pare impossibile ritornare ai vecchi modelli liceali della nostra scuola, il cui difetto non sta tanto nel fatto che fosse pensata per formare le "classi dirigenti" (non vorremmo forse  che potenzialmente tutti siano dirigenti, almeno di se stessi?) quanto nel fatto che fosse - e lo è tuttora - modellata sui figli di dirigenti e benestanti. La nostra è una scuola che non rimescola le carte, ma complessivamente conferma le posizioni sociali di appartenenza.
  Anche io odio le interrogazioni e un tempo scuola concepito come un interludio tra una verifica e un'altra.

  MA

  la scuola è il tempo dello studio;
  lo studio, la riflessione e la costruzione di un pensiero organizzato (ancorché sensato, emozionante e anche divertente) sono il centro di questo tempo, il tempio;
  verificare modi e tempi dell'apprendimento non costituisce un miserabile antidoto al possibile ricorso, ma un dovere per l'apprendimento stesso, un diritto dello studente (sempre - imporrei quasi per legge! - riconsegnare i compiti scritti entro una settimana);
  imparare bene qualcosa (soprattutto la matematica, con i suoi aspetti linguistico-formali così come concettuali, operativi e strumentali  e necessariamente astratti) richiede una miscela difficile, ma ineludibile. Tal quale imparare a suonare uno strumento: la lettura dello spartito, la noia di eseguire le scale, l'emozione di eseguire maldestramente un Bach, la gioia e il divertimento di  inventare una melodia, anche una semplice canzoncina.
  Rimango sempre imbarazzato, e sono benevolmente severo, di fronte alla ingenua richiesta di qualche studente che di fronte a un compito andato male mi implora di interrogarlo, "per rimediare": ha in testa un modello a me alieno, quello dei "brasiliani", per dirla con Accascina, o quello di latino, greco o inglese: vabbè, la sostanza non la so, però la vita di Tertulliano o Shakespeare te la posso sempre recitare. Ma la matematica non è recitabile. Non abbocco mai, e per questo sono sempre sospettoso sull'introduzione di elementi di storia della matematica nell'insegnamento della matematica (non fraintendetemi: a me non piace il fatto che un abborracciato racconto della matematica sostituisca la matematica stessa, i suoi linguaggi e i suoi concetti,  non che essa non sia condita dei suoi plurimi sviluppi storico-sociali, anche fonte, e bella, di interesse) 

  Certo, se per tredici anni di seguito (come gli anni di scuola) ti fanno solo fare le scale su un violino, il violino poi lo fracassi comprensibilmente sulla testa del maestro. Ma se qualcuno ti dicesse, così, senza "maestria", sperimenta il violino, e basta, forse solo l'alunno Paganini N., uno su 10 alla n, emergerebbe, e sarebbe bravissimo!

  Dunque, non semplifichiamo il problema, che è complesso di per sé.
  Poi: gli ultimi episodi di stragi nelle scuole proprio in Finlandia occorsero, ...

  walter maraschini



------------------------------------------------------------------------------


  _______________________________________________
  Cabrinews mailing list
  Cabrinews a liste.keynes.scuole.bo.it
  http://keynes.scuole.bo.it/mailman/listinfo/cabrinews
-------------- parte successiva --------------
Un allegato HTML è stato rimosso...
URL: http://keynes.scuole.bo.it/pipermail/cabrinews/attachments/20090221/78aace5f/attachment.htm 


Maggiori informazioni sulla lista Cabrinews