[Cabrinews] PISA e i finlandesi

gio.mayer a quipo.it gio.mayer a quipo.it
Sab 21 Feb 2009 00:00:44 CET


Nelle prime risposte alla lettera che sono state date in questa lista  
mi sembrava di assistere alla distruzione della scuola italiana e per  
questo non mi ci ritrovavo. La risposta di Walter mi sembra inizi a  
rimettere le cose al giusto posto.
Perché “noi di sinistra” o “noi intellettuali” o “noi illuminati”  
(ciascuno si metta nella categoria che vuole) dobbiamo ogni volta  
affossare ciò che facciamo? Nella scuola esistono docenti che si  
limitano ad Interrogare, fare compiti, valutare….ma ce ne sono tanti  
altri che lavorano, ci credono e sanno far amare la loro materia.
Mi chiedo cosa farebbero i docenti finlandesi se all’improvviso i loro  
edifici scolastici diventassero come i nostri ? (sono stata in  
Finlandia con un comenius e ho visto una loro scuola: sala professori  
in cui vi erano quattro grandi tavoli, sedie, poltrone e una stanzetta  
annessa con frigorifero, tavola…insomma un caffè in pace…tra le aule  
non ci sono corridoi ma grandi spazi che fungono da corridoi con  
tavoli e sedie intorno ai quali i ragazzi potevano sostare….ed in  
quella scuola vi era piscina, laboratorio di disegno, laboratorio di  
musica ….)
Cosa farebbero i docenti finlandesi se i loro stipendi diventassero i  
nostri? Io, come tutti, ho visto il cedolino del mio stipendio, 383  
euro di conguaglio fiscale (ma si sbagliano a fare le trattenute o su  
un netto di 1500 (circa il 60% del lordo) o poco più di entrate extra  
(i famosi corsi di recupero e poco altro) devono ancora togliere quasi  
400 euro?) ma il meglio del cedolino di questo mese è l’aumento  
contrattuale…67 euro tassate al 38% ovvero….42 euro…come la carta data  
ai pensionati indigenti.
Non è solo rivendicazione sindacale, il valore dato al nostro lavoro è  
nel valore del nostro stipendio.

Il docente italiano, che Sgarbi dichiara essere quasi tutto femminile  
perché si sa che non è un lavoro riconosciuto come qualificato e solo  
gli uomini sfigati insegnano (mi spiace Walter, Domingo….), cerca di  
fare quello che può.
  Posso puntare l’indice contro la collega che non va ai corsi  
d’aggiornamento, non fa lezioni in più in vari progetti…..se già paga  
baby-sitter per venire a lavorare perché non ci sono posti negli asili  
nido o paga badanti per i genitori anziani perché lo stato non  
fornisce alcun servizio?
Io mi accontento di coinvolgerla in quel che è disponibile a fare, di  
divulgare m a t.abel dando a destra e a manca una password che non ha  
motivo di esistere, di mantenere viva la curiosità l’attenzione….
Mi accontento di poco? Non lo so, so che le persone e quindi anche i  
docenti cambiano se si dà loro modo, tempo , disponibilità e ascolto.
L’ho riscontrato anche nei seminari che l’invalsi ha organizzato per  
l’OCSE-PISA. Ero in Puglia ed ogni volta avevamo di fronte docenti  
arrabbiati o stanchi; erano stanchi di essere obbligati a frequentare  
corsi (non erano in realtà obbligatori ma i dirigenti spingevano…per  
fortuna…) di cui non capivano il senso, erano arrabbiati perché una  
ministra ha detto loro che non sanno fare il loro lavoro e questo dopo  
pochi giorni dal suo insediamento…nella suddivisone del lavoro per  
disciplina poi però riuscivamo, con l’ascolto ed il confronto a  
cambiare totalmente la situazione e alla conclusione del secondo  
giorno erano docenti che avevano voglia di cambiare ma come fare? A  
chi chiedere aiuto?
Per ora la risposta è in un forum (quello da cui viene la  
lettera)….niente risorse, niente aiuto…se volete parlate fra di voi,  
questo in qualche modo vi aiuterà….
Ma non è un miracolo che la scuola italiana sia ancora così viva  
malgrado tutto questo?

Giovanna Mayer



Def. Quota walter maraschini <w.maraschini a tiscali.it>:

> E invece debbo dire che non sono del tutto d'accordo con i  
> filo-finlandesi, ...
>
> O meglio, non si può mai importare un modello e trasferirlo in  
> un'altra realtà senza considerarne parametri e variabili al contorno.
> A me pare che i punti forti dell'esperienza finlandese siano quattro:
> a) una complessiva responsabilizzazione precoce (unita a  rispetto)  
> dei ragazzi e dei bambini (comune alle realtà nord e centro europee)  
> possibile anche per un tasso di "civiltà" più elevato (ho insegnato  
> a Praga per tre anni e a quattro-cinque anni i bambini vanno a  
> scuola da soli perché funzionano tram e metro e perché ai passaggi  
> pedonali e ai semafori le macchine si fermano, e con largo anticipo);
> b) la immediata presa in carico di studenti in difficoltà da parte  
> di  squadre di insegnanti appositamente dedicati al problema, come  
> giustamente sottolinea Enrico Pontorno (su questo vedi il rapporto  
> McKinsey sintetizzato nella newsletter di Animat, scaricabile dal  
> sito www.animatinrete.it) - altro che l'insensatezza dei "corsi di  
> recupero" che ulteriormente deresponsabilizzano i ragazzi facendo  
> loro pensare che "aggratis", senza loro diretti responsabilità e  
> studio, la scuola, lo stato, una mamma imbocchino loro la  
> matematica, come le ostie piene di formule che inghiottivano i  
> protagonisti di uno dei viaggi di Gulliver di Swift;
> c) la quota di investimento sulla formazione in rapporto al PIL che  
> rende possibile l'intervento precedente (cfr. lo stesso rapporto, e  
> d'accordo con Moretto). Peraltro la Finlandia ha poco più di 5  
> milioni di abitanti (1/10 dell'Italia) e la complessità di questi  
> problemi aumenta almeno quadraticamente rispetto alla popolazione;
> d) il sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti,  
> molto articolato a differenza del nostro inesistente. Cito da  
> Bartolini: "research-based teacher
> education seems to have some influence. But the true explanation may  
> be a combination of several factors".
>
> Anche a me pare giusto che se l'obiettivo è insegnare a parlare  
> inglese, non si faccia tanto e solo storia della letteratura inglese.
> Anche a me pare bello che si faccia lavorare, congetturare, "laboratoriare".
> Anche a me pare impossibile ritornare ai vecchi modelli liceali  
> della nostra scuola, il cui difetto non sta tanto nel fatto che  
> fosse pensata per formare le "classi dirigenti" (non vorremmo forse   
> che potenzialmente tutti siano dirigenti, almeno di se stessi?)  
> quanto nel fatto che fosse - e lo è tuttora - modellata sui figli di  
> dirigenti e benestanti. La nostra è una scuola che non rimescola le  
> carte, ma complessivamente conferma le posizioni sociali di  
> appartenenza.
> Anche io odio le interrogazioni e un tempo scuola concepito come un  
> interludio tra una verifica e un'altra.
>
> MA
>
> la scuola è il tempo dello studio;
> lo studio, la riflessione e la costruzione di un pensiero  
> organizzato (ancorché sensato, emozionante e anche divertente) sono  
> il centro di questo tempo, il tempio;
> verificare modi e tempi dell'apprendimento non costituisce un  
> miserabile antidoto al possibile ricorso, ma un dovere per  
> l'apprendimento stesso, un diritto dello studente (sempre - imporrei  
> quasi per legge! - riconsegnare i compiti scritti entro una  
> settimana);
> imparare bene qualcosa (soprattutto la matematica, con i suoi  
> aspetti linguistico-formali così come concettuali, operativi e  
> strumentali  e necessariamente astratti) richiede una miscela  
> difficile, ma ineludibile. Tal quale imparare a suonare uno  
> strumento: la lettura dello spartito, la noia di eseguire le scale,  
> l'emozione di eseguire maldestramente un Bach, la gioia e il  
> divertimento di  inventare una melodia, anche una semplice canzoncina.
> Rimango sempre imbarazzato, e sono benevolmente severo, di fronte  
> alla ingenua richiesta di qualche studente che di fronte a un  
> compito andato male mi implora di interrogarlo, "per rimediare": ha  
> in testa un modello a me alieno, quello dei "brasiliani", per dirla  
> con Accascina, o quello di latino, greco o inglese: vabbè, la  
> sostanza non la so, però la vita di Tertulliano o Shakespeare te la  
> posso sempre recitare. Ma la matematica non è recitabile. Non  
> abbocco mai, e per questo sono sempre sospettoso sull'introduzione  
> di elementi di storia della matematica nell'insegnamento della  
> matematica (non fraintendetemi: a me non piace il fatto che un  
> abborracciato racconto della matematica sostituisca la matematica  
> stessa, i suoi linguaggi e i suoi concetti,  non che essa non sia  
> condita dei suoi plurimi sviluppi storico-sociali, anche fonte, e  
> bella, di interesse)
>
> Certo, se per tredici anni di seguito (come gli anni di scuola) ti  
> fanno solo fare le scale su un violino, il violino poi lo fracassi  
> comprensibilmente sulla testa del maestro. Ma se qualcuno ti  
> dicesse, così, senza "maestria", sperimenta il violino, e basta,  
> forse solo l'alunno Paganini N., uno su 10 alla n, emergerebbe, e  
> sarebbe bravissimo!
>
> Dunque, non semplifichiamo il problema, che è complesso di per sé.
> Poi: gli ultimi episodi di stragi nelle scuole proprio in Finlandia  
> occorsero, ...
>
> walter maraschini
>



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