[Cabrinews] valutazione seconda prova

Paolo.Francini a uniroma1.it Paolo.Francini a uniroma1.it
Lun 6 Apr 2009 18:49:43 CEST


C'è motivo assai forte che gioca a favore di una tabella additiva di punteggi, dichiarata nella consegna: la semplicità, la
trasparenza verso lo studente.

Il quale puà quindi regolarsi come meglio crede per sperare di massimizzare il suo punteggio: nulla di male. Spetterà agli estensori
preparare prove euilibrate, capaci di vagliare parti significative dei curricoli. Una simile tabella aiuta lo studente già durante
la prova.

Non accade nulla di sconvolgente se dovesse capitare di valutre più volte competenze tra loro simili e di meno  altre (ammesso che
la parola "competenza" significhi qualcosa di preciso e che si voglia valutare proprio quel qualcosa: cosa su cui mi permetto di
avanzare dubbi).

Nel malaugurato caso, vorrà dire che si è -di fatto- implicitamente attribuito un valore maggiore a certe capacità o blocchi di
contenuti piuttosto che ad altri. Nessun problema: una volta che il punteggio è dichiarato, lo studente si regola come crede.

[[Del resto, questo simula piuttosto bene la situazione che realmente si presenta nel mondo, dà luogo quindi (per usare questo
linguaggio) all'osservazione di competenze più autentiche e situate in contesto realistico. Lanciando 12 volte un dado, assai
raramente accadrà che ogni faccia esce 2 volte, sebbene proprio questo sia il valore atteso. Una buona preparazione consisterà nel
cercare di coprire quei temi e quelle idee che si ritengono maggiormente significativi e generativi di sapere, che, con maggiore
probabilità (almeno così si spera), metteranno in grado lo studente di affrontare un'ampia porzione della prova. Anche il principio
di assorbimento non vale granché in questo caso: riconoscere due volte diverse la presenza di idee, situazioni o tecniche similari
non è affatto ovvio, e può essere indice di "competenza" più autentica.]]

Occorre in ogni caso un certo rapporto di fiducia verso l'istituzione che ne è estensore, altrimenti non c'è via d'uscita: per
questo serve un diffuso lavoro di condivisione culturale e professionale.

Il tempo e le energie dedicate a discernere parossisticamente competenze mi sembrano sinceramente male spesi: è una logica
rispondente ad una deriva "tecnocratica", con cela diversi fardelli ideologici, e che fondamentalmente dà ben pochi frutti.

Non si tratta di raggiungere una fantomatica "valutazione perfetta". Si tratta, più modestamente, di avere metodi di valutazioni
"migliori", più uniformi, più omogenei, più chiari, più trasparenti verso docenti e studenti, più affidabili di quelli attuali.
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