[Cabrinews] matematica all'esame di Stato

Paolo Francini paolo.francini a uniroma1.it
Ven 29 Giu 2007 02:26:23 CEST


----- Original Message ----- 
From: "Luigi Tomasi" <tomasi.luigi a alice.it>
To: "Lista di discussione sul software matematico" 
<cabrinews a liste.keynes.scuole.bo.it>
Sent: Thursday, June 28, 2007 1:06 PM
Subject: Re: [Cabrinews] matematica all'esame di Stato


    Io lavoro anche alla SSIS, con laureati in matematica,
    fisica, ingegneria, che andranno poi a insegnare
    Matematica e Fisica. Non mi sembra che i colleghi
    universitari, nei rispettivi corsi di laurea, abbiano
    preparato questi laureati in modo adeguato.
    Ci deve essere qualche problema anche all'universita'...


Questo non dovrebbe stupire poi troppo.
A mio avviso, viene toccato un punto importante.

Di fatto la geometria non è in alcun modo insegnata nelle università 
italiane: nel senso che ci si può tranquillamente laureare in matematica o 
in fisica avendone fatta zero come quantità (ma soprattutto come qualità).
Ovviamente si possono seguire magnifici insegnamenti di geometria 
differenziale o algebrica o topologia.
Ma, ciò che si chiama "geometria 1" o "geometria 2" è, nel 99% dei casi, un 
bignamino di algebra lineare, del tutto avulso da quel che lo studente 
chiamava "geoemetria" fino a 1 anno prima.
Un neo- (o prossimo) insegnante potrà a sua volta insegnare geometria 
sintetica a scuola solo se l'ha imparata bene durante il liceo, o, nei casi 
migliori, se l'ha studiata per conto proprio. Non è neppure lontanamente 
previsto che la si faccia all'università.
Probabilmente, in alcune delle SSIS, almeno alcune cose sono riviste con una 
certa cura, ma più di qualcosa mi suggerisce che in molte realtà non accada 
affatto.
Nella pratica, la vera SSIS è per molti il liceo stesso che si è fatto da 
ragazzi, se si è avuta fortuna, altrimenti ciccia.
Decine di miei colleghi giovani, non solo di matematica, freschi di SSIS, 
candidamente mi hanno detto di utilizzare quasi soltanto gli appunti presi 
al liceo per preparare le lezioni.
Meglio non riferire le schiette opinioni coralmente manifestate riguardo le 
migliaia di ore consumate a seguire i corsi SSIS
[patetici i miei tentativi di argomentare: meglio comunque la SSIS piuttosto 
che niente...].

Naturalmente, nessuno ha mai preteso o pretende o anche solo ha ipotizzato 
un qualsivoglia controllo di qualità affidabile sul piano nazionale 
relativamente alla preparazione fornita dalle istituzioni universitarie ai 
propri diplomati o laureati.

Perchè non fare, giacché ora va, anche gli esami di laurea con commissione 
esterna?
[è normale che, in una scala da 66 a 110 vi siano decine di corsi di laurea 
dove il voto MEDIO è superiore a 107?]
[da alcuni anni perfino gli esami finali di dottorato sono giudicati da 
commissione nominata dall'ateneo stesso: col risultato che molti dottorati 
consistono ormai nell'accompaganre a passeggio i cani del boss, o fare 
babysitteraggio ai nipotini].

Per dire della raffinatezza didattica raggiunta, mi è stata spiegata da 
diversi miei conoscenti la seguente strategia per l'insegnamento della 
matematica in corsi come ingegneria, dove è stato ridotto notevolmente il 
numero di ore.
Ecco qui: si tratta di abolire quasi tutte le dimostrazioni.
Ammesso che una sequenza di dogmi declamati a lezione, indimostrati, possa 
ancora chiamarsi matematica, sarebbe interessante capire in quale senso sia 
da ritenersi più semplice la memorizzazione di un ammasso di formulacce 
scollate, senza nesso logico, povere di legami, che andranno solo assemblate 
e riproposte.

Di matematico c'è che certi contenuti vengono fuori da persone che di 
mestiere facevano i matematici e si trovano scritti nei libri di matematica. 
Di fondo un equivoco.
Fosse numerologia o anche astrologia non cambierebbe molto.

Per tacere della follia di un corso come biologia, dove con un solo esame di 
matematica si potrà poi andare ad insegnare cosucce come le frazioni e il 
teorema di Pitagora. Naturalmente in quell'unico corso, che dovrebbe essere 
l'unico bagaglio per poi insegnare le frazioni, le proporzioni e il teorema 
di Pitagora, non si parla neppure vagamente di proporzioni e di frazioni; si 
parla di derivate e di matrici.
Nella pratica funziona che gli studenti mandano a memoria qualche derivata e 
qualche determinante, il professore è contento, e molti di loro non hanno in 
definitiva capito nulla di frazioni e di proporzioni, né nessuno 
all'università si è mai occupato di provare a rivedere con loro le cose per 
le quali l'università stessa rilascia un diploma che darà titolo ad 
insegnare.
Se un'azienda privata certificasse i propri prodotti con la medesima 
leggerezza, avrebbe vita breve.

E la strategia di aiuto, adottata da una coppia di miei conoscenti, in caso 
di reiterata bocciatura e difficoltà di uno studente, insomma per levarselo 
di torno, era questa qui: "risolvimi questa disequazione di 2° grado".
Se esce fuori qualcosa è 18.

Sono questi gli "obiettivi essenziali di apprendimento" o come si chiamano?
E sono in vista misure atte a impedire o controllare una deriva di questo 
genere?
Non mi risulta.

Esiste una lista analoga a questa dove i docenti universitari si addannano 
per ficcare qualche cosa nelle zucche che gli capitano a tiro?
Sarebbe confortante saperlo.
Esiste una presa in carico dell'esistenza di una questione didattica 
nell'università italiana?
La scuola sarà ridotta male quanto si vuole, ma ho paura che altrove il 
degrado sia almeno altrettanto devastante e neppure preso in esame. 




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