[Cabrinews] mix

walter maraschini w.maraschini a tiscali.it
Gio 11 Gen 2007 00:20:05 CET


Mi riferisco, curiosamente mischiandoli, ai diversi temi che in questo momento si incrociano nella beneamata rinata lista:
a) il fatto che la lista sia rinata - e i tanti OK al test che riceviamo - testimoniano di un bisogno di confronto e di lettura che evidentemente la diretta e didattica esperienza quotidiana non soddisfa compiutamente: dunque la lista risponde a un bisogno sentito, è benemerita, e ringrazio i promotori;
b) il riconoscimento a Emma Castelnuovo, alla sua eterna giovinezza. Una ragazza di questo secolo che ancora fa da modello, come riferimento concreto a un lavoro sporco di gesso, stanco forse di elementi ripetitivi e lacci burocratici, ma alto intellettualmente, che costruisce ponti di conoscenza, ogni mattina rivificandosi;
c) l'accenno di dibattito sul bottom-up o top-down che, nello spirito di chi - da Polya o Emma o Prodi, o Lucio Lombardo Radice in poi -, passando per le intrusioni o le occasioni informatiche, tra cui quelle dell'uso del software, e in particolare Cabri - rimette comunque al centro la questione della formazione alla capacità di avere strumenti matematici per muoversi e, dunque, per risolvere problemi (non problemini o esercizi, che naturalmente possono essere utili allo scopo). Non si tratta di fare meta-matematica in classe, ma riflettere è opportuno;
d) la questione dei contenuti, che comunque va affrontata in queste scuole bizzarre nelle quali di tutto si discute nei Collegi docenti (progetti dai nomi altisonati con begli acronimi, ..., euro da dividere dignitosamente) fuorché del senso di un progetto. Benavoglia e Petrossi entrano nel merito e in entrambi si avverte l'esigenza di una maggiore attenzione ai temi della matematica discreta già segnalata dagli interventi da me riportati nel sito Treccani-scuola: aritmetica, numeri primi, combinatoria, Turing e Goedel, ... in fondo molto più facili di quanto non si creda (tutto è più facile quando lo si conosce), certo più comprensibili della definizione canonica, peraltro importante, di limite. Certo - dice Benavoglia - se qualcosa s'aggiunge, qualcosa va tagliato. E allora vogliamo provare a far diventare problemi alcune tecniche algebrico-algoritmiche? Perché mai, per esempio, due mesi circa di scuola devono essere sprecati per tutte le specie possibili di equazioni irrazionali o fratte quando invece un ragazzo potrebbe essere abitutato a ragionarci, lentamente, ragionevolmente? Qual è il limite tra problema e ricetta (anche se sappiamo che la storia ha tramutato spesso i problemi in algoritmi, il ragioniamo in calcoliamo). Ma se questa è la storia, è questa necessariamente la didattica?

Sperando che l'ardita mescolanza vi rimandi il sapore d'una buona crema piuttosto che la delusione d'una maionese impazzita, a tutti vi saluto,
Walter Maraschini 
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