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<DIV><FONT face=Arial size=2>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Mi riferisco, curiosamente mischiandoli, ai diversi
temi che in questo momento si incrociano nella beneamata rinata
lista:</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>a) il fatto che la <U>lista sia rinata</U> - e i
tanti OK al test che riceviamo - testimoniano di un bisogno di confronto e
di lettura che evidentemente la diretta e didattica esperienza quotidiana non
soddisfa compiutamente: dunque la lista risponde a un bisogno sentito, è
benemerita, e ringrazio i promotori;</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>b) il <U>riconoscimento a Emma Castelnuovo</U>,
alla sua eterna giovinezza. Una <EM>ragazza di questo secolo </EM>che ancora fa
da modello, come riferimento concreto a un lavoro sporco di gesso, stanco forse
di elementi ripetitivi e lacci burocratici, ma alto intellettualmente, che
costruisce ponti di conoscenza, ogni mattina rivificandosi;</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>c) l'accenno di <U>dibattito sul bottom-up o
top-down</U> che, nello spirito di chi - da Polya o Emma o Prodi, o Lucio
Lombardo Radice in poi -, passando per le intrusioni o le occasioni
informatiche, tra cui quelle dell'uso del software, e in particolare Cabri
- rimette comunque al centro la questione della formazione alla capacità di
avere strumenti matematici per <EM>muoversi</EM> e, dunque, per risolvere
problemi (non problemini o esercizi, che naturalmente possono essere utili allo
scopo). Non si tratta di fare meta-matematica in classe, ma riflettere è
opportuno;</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>d) la <U>questione dei contenuti</U>, che comunque
va affrontata in queste scuole bizzarre nelle quali di tutto si discute nei
Collegi docenti (progetti dai nomi altisonati con begli acronimi, ..., euro da
dividere dignitosamente) fuorché del senso di un progetto. Benavoglia e Petrossi
entrano nel merito e in entrambi si avverte l'esigenza di una maggiore
attenzione ai temi della matematica discreta già segnalata dagli interventi da
me riportati nel sito Treccani-scuola: aritmetica, numeri primi, combinatoria,
Turing e Goedel, ... in fondo molto più facili di quanto non si creda (<EM>tutto
è più facile quando lo si conosce</EM>), certo più comprensibili della
definizione canonica, peraltro importante, di limite. Certo - dice Benavoglia -
se qualcosa s'aggiunge, qualcosa va tagliato. E allora vogliamo provare a far
diventare <EM>problemi</EM> alcune tecniche algebrico-algoritmiche? Perché mai,
per esempio, due mesi circa di scuola devono essere sprecati per tutte le specie
possibili di equazioni irrazionali o fratte quando invece un ragazzo potrebbe
essere abitutato a ragionarci, lentamente, ragionevolmente? Qual è il limite tra
problema e ricetta (anche se sappiamo che la storia ha tramutato spesso i
problemi in algoritmi, il <EM>ragioniamo</EM> in <EM>calcoliamo).</EM> Ma se
questa è la storia, è questa necessariamente la didattica?</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Sperando che l'ardita mescolanza vi rimandi il
sapore d'una buona crema piuttosto che la delusione d'una maionese impazzita, a
tutti vi saluto,</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Walter
Maraschini</FONT> </DIV></FONT></DIV></BODY></HTML>