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<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Mi spiace che la lista abbia preso una cattiva
"onda", a volte offensiva, sul bel lavoro di Maria Carla Palmieri (mi
complimento anch'io come tutti alla vista il lavoro. Poi si è rotto
qualcosa e di questo mi dispiace). Spero che il discorso sia stato chiuso con i
complimenti di tutti.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Rilancio qualche altra riflessione</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Claudio</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
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<H3
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style="COLOR: #515151">QUELLA PROBABILITÀ UTILE IN CASO DI
TERREMOTO<?xml:namespace prefix = o ns =
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<P class=MsoNormal
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class=titoloautori><SPAN style="COLOR: #515151">di </SPAN></SPAN><SPAN
class=azzurro><SPAN style="COLOR: #515151"><A
href="http://www.lavoce.info/lavocepuntoinfo/autori/pagina1045.html"><FONT
color=#0060a1>Elena Stanghellini</FONT></A></SPAN></SPAN><SPAN
class=titoloautori><SPAN style="COLOR: #515151"> </SPAN></SPAN><SPAN
class=coloredataart><SPAN style="COLOR: #515151">04.06.2009</SPAN></SPAN><SPAN
style="COLOR: #515151"> <o:p></o:p></SPAN></P>
<P
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style="COLOR: #515151">Dopo il terremoto in Abruzzo si è molto discusso della
sua prevedibilità. Ma la certezza del verificarsi di un evento è l'unica forma
di conoscenza perseguibile? Fra la decisione di sgomberare un'intera regione e
quella, opposta, di tacere dell'eventualità del terremoto vi è una necessaria
via di mezzo: comunicare alla popolazione la probabilità dell'evento sismico e
metterla in grado di prendere decisioni. Questo comporta riformulare gli
obiettivi della ricerca, educare la popolazione al concetto di probabilità e
adottare efficaci strategie di comunicazione. <o:p></o:p></SPAN></P>
<P class=MsoNormal
style="BORDER-RIGHT: medium none; PADDING-RIGHT: 0cm; BORDER-TOP: medium none; PADDING-LEFT: 0cm; PADDING-BOTTOM: 0cm; MARGIN: 0cm 0cm 0pt; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-TOP: 0cm; BORDER-BOTTOM: medium none; mso-border-left-alt: solid #DAEFF2 6.0pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm">La
polemica sulla <STRONG><SPAN style="COLOR: #515151">prevedibilità del
terremoto</SPAN></STRONG> che ha devastato l’Abruzzo, dopo avere occupato le
pagine dei giornali nei giorni immediatamente successivi al sisma, sembra essere
ora accantonata senza avere lasciato memoria di insegnamento alcuno. Per evitare
che sia definitivamente consegnata all’oblio, occorre riflettere su cosa poteva
e non poteva essere fatto per minimizzare il numero di vittime sepolte sotto le
macerie. E questa riflessione non può che coinvolgere vari temi: la ricerca,
l’educazione e l’informazione riguardo a eventi il cui verificarsi non può
essere previsto con certezza, ma può solo essere descritto in termini di
maggiore o minore <STRONG><SPAN
style="COLOR: #515151">probabilità</SPAN></STRONG>.<o:p></o:p></P>
<P
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style="COLOR: #515151">GIULIANI: UN RICERCATORE O UN
VISIONARIO?<o:p></o:p></SPAN></P>
<P
style="BORDER-RIGHT: medium none; PADDING-RIGHT: 0cm; BORDER-TOP: medium none; PADDING-LEFT: 0cm; PADDING-BOTTOM: 0cm; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-TOP: 0cm; BORDER-BOTTOM: medium none; mso-border-left-alt: solid #DAEFF2 6.0pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm"><SPAN
style="COLOR: #515151">Con le informazioni in nostro possesso non si è in grado
di dire se vi sia un fondamento scientifico o meno nella previsione di Giampaolo
Giuliani. Probabilmente, come accade in ogni ricerca, quello di Giuliani è uno
studio in fase embrionale in attesa del vaglio che lo trasformi da una semplice
intuizione a un risultato scientifico. Tuttavia, quello che lascia perplessi è
l’argomentazione con cui la ricerca di Giuliani è stata prontamente accantonata.
La tesi predominante, infatti, è che i terremoti non possono essere previsti con
<STRONG>certezza</STRONG>. Sia geologi che politici si sono adoperati a dire che
l’evento non era prevedibile, giustificando l’operato del governo che, dopo le
ripetute scosse avvenute nell’area, ha optato per non lanciare un allarme. Ma
geologo e politico sono due figure distinte e operano con obiettivi
completamente diversi: il primo è un tecnico, chiamato a rispondere all’esigenza
conoscitiva; il secondo è un soggetto chiamato a prendere decisioni sulla base
delle informazioni fornitegli dal primo.<o:p></o:p></SPAN></P>
<P
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style="COLOR: #515151">UNA PROBABILITÀ AL POSTO DI UNA
CERTEZZA<o:p></o:p></SPAN></P>
<P
style="BORDER-RIGHT: medium none; PADDING-RIGHT: 0cm; BORDER-TOP: medium none; PADDING-LEFT: 0cm; PADDING-BOTTOM: 0cm; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-TOP: 0cm; BORDER-BOTTOM: medium none; mso-border-left-alt: solid #DAEFF2 6.0pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm"><SPAN
style="COLOR: #515151">Una cosa è certa, lo abbiamo letto anche sulle pagine del
<EM>lavoce.info</EM>: l’evento sismico non è prevedibile con esattezza. Se per
<STRONG>buon predittore</STRONG> si intende qualche cosa che porta alla certezza
del verificarsi di un determinato evento, allora non esiste un buon predittore
dei terremoti. Questa affermazione, anche se giusta, è tuttavia incompleta.
Èinfatti quantificabile, sulla base della osservazione statistica, la
<STRONG>probabilità</STRONG> che uno sciame sismico in una data area sfoci in
una scossa di elevata intensità in quella area; è possibile determinare quante
volte una scossa di elevata intensità <EM>non</EM> è stata preceduta da una
serie di scosse sismiche minori; è possibile capire se due eventi che appaiono
in sequenza, la fuoriuscita di gas radon e la scossa di forte intensità, sono
indipendenti oppure se il fatto che il primo si verifichi modifica la
probabilità del secondo. Si badi bene: stiamo parlando di probabilità che si
modificano, non di certezze. Esiste un intero linguaggio che gestisce e descrive
<STRONG>relazioni non deterministiche</STRONG> fra eventi, e questo linguaggio
si basa sul concetto di probabilità. Dal dibattito seguito al tragico evento si
è indotti a pensare che o fra due eventi vi è un legame deterministico, o non vi
è alcun legame. Questo modo di interpretare la relazione fra fenomeni è da
troppo tempo superato. <o:p></o:p></SPAN></P>
<P
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style="COLOR: #515151">NON BIANCO O NERO, MA UNA SCALA DI
GRIGI<o:p></o:p></SPAN></P>
<P
style="BORDER-RIGHT: medium none; PADDING-RIGHT: 0cm; BORDER-TOP: medium none; PADDING-LEFT: 0cm; PADDING-BOTTOM: 0cm; BORDER-LEFT: medium none; PADDING-TOP: 0cm; BORDER-BOTTOM: medium none; mso-border-left-alt: solid #DAEFF2 6.0pt; mso-padding-alt: 0cm 0cm 0cm 0cm"><SPAN
style="COLOR: #515151">Rispondere a queste domande è possibile, formulando
modelli e verificandoli sulla base della osservazione della realtà. Ai politici
spetta poi decidere, sulla base di queste valutazioni, che cosa fare. E la
decisione può anche non essere dicotomica: sgomberare o non sgomberare un’area.
Si può anche decidere di comunicare ai cittadini il <STRONG>rischio di un
evento</STRONG>, metterli in grado di decidere. Esistono esempi in cui si è
comunicato alla popolazione una valutazione probabilistica di un evento. In
America sono noti gli allarmi per gli attacchi terroristici, comunicati alla
popolazione attraverso una <STRONG>scala di colori</STRONG>, semplice ma
efficace. Decida il cittadino, informato, se prendere o meno un aereo.
Ovviamente questo comporta educare la popolazione al concetto di rischio o,
meglio, di probabilità. Anche se la nozione è insita nella vita di tutti i
giorni, deve essere formalizzata in maniera rigorosa e comunicata in maniera
corretta. Ma non solo: la valutazione probabilistica può rendere perfettamente
<STRONG>legittima</STRONG>, all’orecchio di un cittadino bene informato, la
decisione del governo di non sgomberare l’area interessata. Tuttavia insistere
unicamente sulla mera imprevedibilità del fenomeno da parte sia dei politici
sia, soprattutto, dei tecnici non solo non crea informazione, ma induce a
pensare che lo studio di questi fenomeni sia vano, poiché mai conduce a
conclusioni certe. A noi semplici cittadini interessano molto anche le
conclusioni
<STRONG>probabili</STRONG>. </SPAN></P></DIV></DIV></BODY></HTML>