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<BODY bgColor=#ffffff>
<DIV><FONT face=Arial size=2>"Nessuno gli bada, tutti guardano lo schermo, nella
noia mortale di una voce inevitabilmente piatta e anonima. Gli studenti sono
costretti a passare ore nella penombra. Non c’è pathos partecipativo e la lista
della spesa dei concetti perde ogni forza di convincimento."</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Ricordo che capitava con certi miei insegnanti,
tanto tempo fa, quando ancora non esistevano le presentazioni ppt! Non c'è
bisogno delle nuove tecnologie per annoiare: basta il gesso! </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Giorgio Goldoni</FONT></DIV>
<BLOCKQUOTE
style="PADDING-RIGHT: 0px; PADDING-LEFT: 5px; MARGIN-LEFT: 5px; BORDER-LEFT: #000000 2px solid; MARGIN-RIGHT: 0px">
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message ----- </DIV>
<DIV
style="BACKGROUND: #e4e4e4; FONT: 10pt arial; font-color: black"><B>From:</B>
<A title=atoo@tiscali.it href="mailto:atoo@tiscali.it">CLAUDIO</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>To:</B> <A
title=cabrinews@liste.keynes.scuole.bo.it
href="mailto:cabrinews@liste.keynes.scuole.bo.it">Lista di discussione sul
software matematico</A> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Sent:</B> Monday, May 04, 2009 6:12 PM</DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial"><B>Subject:</B> [Cabrinews] Per fare due
chiacchiere sulle sfide educative</DIV>
<DIV><BR></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Dal sito del Messaggero di Roma</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2><STRONG><FONT size=4>La vera sfida educativa?
Insegnare senza effetti speciali<BR></FONT></STRONG> <BR> di Giorgio
Israel</FONT></DIV>
<DIV><BR><FONT face=Arial size=2>ROMA (4 maggio) - Per secoli la retorica,
come arte dell’esposizione del pensiero, è stata una branca fondamentale della
conoscenza. Sebbene, a livello specialistico, vi sia un nuovo interesse per la
retorica, <BR>nell’accezione comune il termine ha un connotato negativo, quasi
spregevole, sinonimo della capacità di vendere fumo per arrosto. La retorica
altererebbe la trasmissione onesta e oggettiva dei concetti e andrebbe
proscritta nell’istruzione per evitare che l’allievo sia ridotto a subire
passivamente le prodezze verbali dell’insegnante. Di qui il discredito della
lezione “ex-cathedra” simbolo di un’istruzione retorica e trasmissiva, che
uccide la partecipazione attiva del discente. Chi è nostalgico della lezione
“ex-cathedra” sarebbe un “laudator temporis acti”, un lodatore del
passato.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Si tratta di affermazioni “retoriche” nel senso
cattivo del termine. L’insegnamento partecipato e che vede l’intervento attivo
dell’allievo è vecchio di più di duemila anni quantomeno fin dalla scuola
peripatetica e non esclude affatto l’utilità delle lezioni “ex-cathedra”.
Piuttosto, nell’ansia di compiacere i giovani e accattivarseli secondo quello
stile dei vecchi privi di dignità bene descritto nella Repubblica di Platone
abbiamo trascurato l’importanza di ascoltare. Bisognerebbe leggere nelle
scuole e nelle università l’Arte di ascoltare di Plutarco per rammentare che
“se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e
riceverla, nell’uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede
il pronunciarla, allo stesso modo in cui concepimento e gravidanza vengono
prima del parto” e che occorre apprendere, ascoltando un altro, a evitare di
“agitarsi o abbaiare a ogni sua affermazione, e anche se il discorso non è
troppo gradito, pazientare e attendere che chi sta dissertando sia arrivato
alla conclusione” e poi “guardarsi dall’investirlo subito di obiezioni” ma
prima riflettere a fondo.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Perciò, il necessario coinvolgimento dell’allievo
(più in generale, dell’ascoltatore) nel discorso deve essere preceduto da una
presentazione organica e pienamente dispiegata. E ciò significa anche
presentare bene, con un’arte del discorso. Non si tratta di un aspetto
formale, bensì profondamente sostanziale.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Chi presenta bene ha pensato a fondo a come
rendere chiari e trasparenti i concetti che vuol comunicare e il dispendio di
tempo ed energie che ha posto in quest’opera esprime il rispetto che porta per
chi ascolta. Egli non si limita a sciorinare piattamente una serie di concetti
per abbandonarli subito alla discussione, ma impegna tutto se stesso in una
presentazione convincente, chiara e anche appassionata. Con questa passione
trasmette l’importanza che egli attribuisce a quel che dice e sottolinea gli
aspetti che lo studio e la riflessione gli hanno fatto ritenere fondamentali.
Pertanto l’arte retorica è una componente fondamentale del discorso e
dell’insegnamento. Lo sa bene chi abbia avuto un vero maestro, uno di quelli
che sanno appassionarti a una materia e sanno stabilire un dialogo autentico,
non l’abbaiare fintamente democratico di cui parla Plutarco.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Tra le manifestazioni di falsa democrazia va
annoverato un certo stile disinvolto di insegnanti che si presentano in aula
con l’aria del genio pazzo, trascinando sulle ciabatte jeans sdruciti per
propinare sciattamente una filastrocca di nozioni in cui l’arte retorica si
riduce a ravvivare l’esposizione con battute umoristiche. Si trascura il fatto
che lo stile impresso a un incontro intellettuale ne determina il livello dei
contenuti e un certo rigore (non formale) induce a pensare in modo riflessivo
e non superficiale.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>L’introduzione di nuovi e potenti mezzi
tecnologici dall’ormai arcaica lavagna luminosa alle presentazioni
multimediali “powerpoint” mediante il calcolatore, fino alle lezioni
registrate scaricabili in rete richiedono un ripensamento delle modalità
dell’insegnamento e della comunicazione intellettuale. Da un lato, sarebbe
puerile e vano pensare di farne a meno: si rischierebbe di fare come quel mio
lontano parente che, proprietario di una ditta di trasporti a cavallo,
all’apparire dei camion disse “non dura”, e naturalmente fallì. D’altro lato,
non bisogna dimenticare che ogni strumento tecnologico non deve diventare il
fine bensì essere piegato a un fine, che è quello di comunicare pensieri e
concetti. Pertanto l’arte retorica non scompare con i nuovi strumenti ma deve
assoggettarli.<BR>Purtroppo spesso accade il contrario: insegnanti e
conferenzieri (ma anche laureandi) ridotti a bacchette che indicano liste di
concetti numerati in una “slide”. </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>L’autore della presentazione scompare: egli legge
con gli astanti quanto è scritto nella presentazione. Nessuno gli bada, tutti
guardano lo schermo, nella noia mortale di una voce inevitabilmente piatta e
anonima. Gli studenti sono costretti a passare ore nella penombra. Non c’è
pathos partecipativo e la lista della spesa dei concetti perde ogni forza di
convincimento. In fondo, non si sa più neppure se chi la presenta l’abbia
pensata davvero o l’abbia scopiazzata da qualche parte. Tanto è evidente il
rischio della noia e del disinteresse che i programmi informatici offrono una
pletora di “animazioni” volte a ravvivare l’attenzione: potrebbe darsi una
prova migliore di quanto l’arte retorica sia necessaria? Ma chi usa queste
animazioni in modo passivo anziché funzionale ai suoi scopi, ne cade vittima.
Ricordo il caso di un conferenziere che ricorse a tutte le animazioni visive e
sonore possibili, dal rumore di vetri infranti allo scroscio d’acqua, fino a
che dal fondo della sala un sarcastico “troppi effetti speciali!” demolì la
conferenza in una risata generale.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>L’arte retorica è ineliminabile. Tanto vale porre
al centro quella autenticamente umana. In quest’ottica un uso molto parco e
accuratamente pensato dei mezzi tecnologici può essere efficacissimo: qualche
immagine di un personaggio di cui si parla, una citazione importante di un
paio di righe al massimo e, quando si vuol concentrare pienamente l’attenzione
su quanto si dice, uno sfondo vuoto. Al contrario, chi sostituisce la tecnica
retorica con quella formalizzata nel programma informatico riduce se stesso a
un imbarazzante burattino di cui non si sa neppure se sia capace di pensare
autonomamente. Per questo motivo l’uso delle presentazioni “powerpoint” nelle
sedute di laurea andrebbe vietato (con l’eccezione dei materiali contenenti
grafica complicata). </FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Quanto a chi crede che le lezioni possano essere
sostituite completamente da registrazioni scaricabili in rete, non si rende
conto che una lezione (come qualsiasi comunicazione orale) è innanzitutto una
relazione tra persone che trae il suo fascino e trova la sua pienezza in un
rapporto che deve avere una fisicità, una collocazione spazio-temporale
definita. Non rendersi conto di questo e pensare di poter eliminare la
relazione interpersonale diretta non può che aprire la strada a forme gravi di
degrado intellettuale e culturale. <BR> <BR></FONT></DIV>
<P>
<HR>
<P></P>_______________________________________________<BR>Cabrinews mailing
list<BR>Cabrinews@liste.keynes.scuole.bo.it<BR>http://keynes.scuole.bo.it/mailman/listinfo/cabrinews<BR></BLOCKQUOTE></BODY></HTML>