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<DIV><FONT face=Arial size=2>Mi si perdoni l'insistenza (prometto che se anche
questa volta nessuno troverà interessante ciò di cui parlo non aggiungerò più
nulla sull'argomento), ma non sono mai riuiscito e non riesco ancora a capire il
senso del fissare una soglia della sufficienza, e più in generale di valutare
una prova, in base a una frazione m/n dei questiti assegnati indipendentemente
dai quesiti stessi. Coerentemente col mio pensiero (evidentemente fuori del
coro) assegno ai miei studenti un compito dove la valutazione è
essenzialmente legata al "tipo" di quesiti che l'alunno riesce a svolgere e
non al numero. Senza la pretesa di definire con rigore matematico (l'uso della
matematica per farlo lo ritengo una pura illusione) il livello dei questiti,
ritengo sufficiente un compito in cui l'alunno riesce ad applicare correttamente
le tecniche essenziali in situazioni molto semplici. Chi lo sa fare in
situazioni più complesse, ma senza dover inventare nulla (esercizi), può
arrivare al 7. Le valutazioni superiori riguardano chi riesce ad affrontare già
un problema semplice o più complesso o, massimo livello, un problema che
richiede una buona padronanza dei concetti affrontati e magari non già formulato
in termini matematici. Credo che tentare di definire con maggior dettaglio i
diversi livelli sia una fatica inutile e forse solo un'illusione. Insomma, senza
stabilire il tipo di questi da assegnare e il loro livello di difficoltà
non credo abbia alcun senso fissare una frazione m/n per la sufficienza. Può
solo dare un'illusione di rigore. Ma il fatto stesso che altri usino i p/q o,
peggio, gli r/s la dice lunga. Se poi i quesiti sono quasi tutti di un certo
grado di difficoltà la frazione m/n dà solo un'indicazione della velocità dello
studente e non necessariamente della sua maggiore consapevolezza. Credo inoltre
che i quesiti semplici (se ce ne sono) debbano essere dichiarati (come in molte
gare di matematica). Se ci si aspetta che l'alunno con una preparazione appena
sufficiente sia in grado anche di individuare tra i quesiti quelli più facili
allora si presuppone già una preparazione ben più che sufficiente! Ho visto
figli di miei amici superare esami universitari a crocette (di matematica) per
aver risposto correttamente ad almeno gli m/n dei quesiti. L'occhio mi è caduto
su risposte errate fondamentali. Cosa che, ai miei occhi, sarebbe stata già
sufficiente per negare il superamento dell'esame. Che senso ha aver risposto
correttamente ai 2/3 delle domande se ad alcune domande concettualmente
fondamentali si è data una risposta completamente errata e che dimostra oltre
ogni dubbio la mancata comprensione dei concetti stessi? Ben vengano i punti
(alla fine pur necessari), ma prima si discuta la struttura della prova e
la tipologia dei quesiti. Forse in altri paesi dietro ai punti si nasconde una
prova la cui struttura è standardizzata e coerente coi programmi ufficiali. E
magari si tratta di programmi che vengono effettivamente svolti perchè i docenti
sono messi in grado di svolgerli, trovandosi davanto alunni che, per il solo
fatto di provenire dalla classe precedente, hanno raggiunto tutti gli obiettivi
minimi concordati. Ben venga un po' di rigore! Ma se si pretende che una catena
di produzione produca risultati di qualità non si parta dall'ultima lavorazione,
ma dall'inizio! Si parta dalla prima lavorazione, la cui qualità determina
inevitabilmente quella di tutto il resto della lavorazione.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>Ovviamente questo vale come programma di intervento
pluriennale. Adesso bisogna intervenire come si può, ma, ribadisco, prima la
struttura della verifica d'esame e il tipo di quesiti. Poi gli m/n.</FONT></DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2></FONT> </DIV>
<DIV><FONT face=Arial size=2>GG</FONT></DIV></BODY></HTML>