<html><body style="word-wrap: break-word; -webkit-nbsp-mode: space; -webkit-line-break: after-white-space; ">meno male che qualcuno le parole le ha ritrovate.<div>ringrazio walter, alessandra mariotti e mariolina bussi.</div><div>laura</div><div><br><div><div>Il giorno 19/feb/09, alle ore 23:24, walter maraschini ha scritto:</div><br class="Apple-interchange-newline"><blockquote type="cite"><span class="Apple-style-span" style="border-collapse: separate; color: rgb(0, 0, 0); font-family: Helvetica; font-size: 14px; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: normal; letter-spacing: normal; line-height: normal; orphans: 2; text-align: auto; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; widows: 2; word-spacing: 0px; -webkit-border-horizontal-spacing: 0px; -webkit-border-vertical-spacing: 0px; -webkit-text-decorations-in-effect: none; -webkit-text-size-adjust: auto; -webkit-text-stroke-width: 0; "><div bgcolor="#ffffff"><div><font face="Arial" size="2">E invece debbo dire che non sono del tutto d'accordo con i filo-finlandesi, ...</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">O meglio, non si può mai importare un modello e trasferirlo in un'altra realtà senza considerarne parametri e variabili al contorno.</font></div><div><font face="Arial" size="2">A me pare che i punti forti dell'esperienza finlandese siano quattro:</font></div><div><font face="Arial" size="2">a) una complessiva responsabilizzazione precoce (unita a rispetto) dei ragazzi e dei bambini (comune alle realtà nord e centro europee) possibile anche per un tasso di "civiltà" più elevato (ho insegnato a Praga per tre anni e a quattro-cinque anni i bambini vanno a scuola da soli perché funzionano tram e metro e perché ai passaggi pedonali e ai semafori le macchine si fermano, e con largo anticipo);</font></div><div><font face="Arial" size="2">b) la immediata presa in carico di studenti in difficoltà da parte di squadre di insegnanti appositamente dedicati al problema, come giustamente sottolinea Enrico Pontorno (su questo vedi il rapporto McKinsey sintetizzato nella newsletter di Animat, scaricabile dal sito<span class="Apple-converted-space"> </span><a href="http://www.animatinrete.it">www.animatinrete.it</a>) - altro che l'insensatezza dei "corsi di recupero" che ulteriormente deresponsabilizzano i ragazzi facendo loro pensare che "aggratis", senza loro diretti responsabilità e studio, la scuola, lo stato, una mamma imbocchino loro la matematica, come le ostie piene di formule che inghiottivano i protagonisti di uno dei viaggi di Gulliver di Swift;</font></div><div><font face="Arial" size="2">c) la quota di investimento sulla formazione in rapporto al PIL che rende possibile l'intervento precedente (cfr. lo stesso rapporto, e d'accordo con Moretto). Peraltro la Finlandia ha poco più di 5 milioni di abitanti (1/10 dell'Italia) e la complessità di questi problemi aumenta almeno quadraticamente rispetto alla popolazione;</font></div><div><font face="Arial" size="2">d) il sistema di formazione iniziale e in servizio degli insegnanti, molto articolato a differenza del nostro inesistente. Cito da Bartolini: "<font face="Times New Roman" size="3">research-based teacher<br>education seems to have some influence. But the true explanation may be a combination of several factors".</font></font></div><div> </div><div><font face="Arial" size="2">Anche a me pare giusto che se l'obiettivo è insegnare a parlare inglese, non si faccia tanto e solo storia della letteratura inglese.</font></div><div><font face="Arial" size="2">Anche a me pare bello<span class="Apple-converted-space"> </span></font><font face="Arial" size="2">che si faccia lavorare, congetturare, "laboratoriare".</font></div><div><font face="Arial" size="2">Anche a me pare impossibile ritornare ai vecchi modelli liceali della nostra scuola, il cui difetto non sta tanto nel fatto che fosse pensata per formare le "classi dirigenti" (non vorremmo forse che potenzialmente tutti siano dirigenti, almeno di se stessi?) quanto nel fatto che fosse - e lo è tuttora - modellata sui figli di dirigenti e benestanti. La nostra è una scuola che non rimescola le carte, ma complessivamente conferma le posizioni sociali di appartenenza.</font></div><div><font face="Arial" size="2">Anche io odio le interrogazioni e un tempo scuola concepito come un interludio tra una verifica e un'altra.</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">MA</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">la scuola è il tempo dello studio;</font></div><div><font face="Arial" size="2">lo studio, la riflessione e la costruzione di un pensiero organizzato (ancorché sensato, emozionante e anche divertente) sono il centro di questo tempo, il tempio;</font></div><div><font face="Arial" size="2">verificare modi e tempi dell'apprendimento non costituisce un miserabile antidoto al possibile ricorso, ma un dovere per l'apprendimento stesso, un diritto dello studente (sempre - imporrei quasi per legge! - riconsegnare i compiti scritti entro una settimana);</font></div><div><font face="Arial" size="2">imparare bene qualcosa (soprattutto la matematica, con i suoi aspetti linguistico-formali così come concettuali, operativi e strumentali e necessariamente astratti) richiede una miscela difficile, ma ineludibile. Tal quale imparare a suonare uno strumento: la lettura dello spartito, la noia di eseguire le scale, l'emozione di eseguire maldestramente un Bach, la gioia e il divertimento di inventare una melodia, anche una semplice canzoncina.</font></div><div><font face="Arial" size="2">Rimango sempre imbarazzato, e sono benevolmente severo, di fronte alla ingenua richiesta di qualche studente che di fronte a un compito andato male mi implora di interrogarlo, "per rimediare": ha in testa un modello a me alieno, quello dei "brasiliani", per dirla con Accascina, o quello di latino, greco o inglese: vabbè, la sostanza non la so, però la vita di Tertulliano o Shakespeare te la posso sempre recitare. Ma la matematica non è recitabile. Non abbocco mai, e per questo sono sempre sospettoso sull'introduzione di elementi di storia della matematica nell'insegnamento della matematica (non fraintendetemi: a me non piace il fatto che un abborracciato racconto della matematica sostituisca la matematica stessa, i suoi linguaggi e i suoi concetti, non che essa non sia condita dei suoi plurimi sviluppi storico-sociali, anche fonte, e bella, di interesse) </font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">Certo, se per tredici anni di seguito (come gli anni di scuola) ti fanno solo fare le scale su un violino, il violino poi lo fracassi comprensibilmente sulla testa del maestro. Ma se qualcuno ti dicesse, così, senza "maestria", sperimenta il violino, e basta, forse solo l'alunno Paganini N., uno su 10 alla n, emergerebbe, e sarebbe bravissimo!</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">Dunque, non semplifichiamo il problema, che è complesso di per sé.</font></div><div><font face="Arial" size="2">Poi: gli ultimi episodi di stragi nelle scuole proprio in Finlandia occorsero, ...</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div><div><font face="Arial" size="2">walter maraschini</font></div><div><font face="Arial" size="2"></font> </div>_______________________________________________<br>Cabrinews mailing list<br><a href="mailto:Cabrinews@liste.keynes.scuole.bo.it">Cabrinews@liste.keynes.scuole.bo.it</a><br><a href="http://keynes.scuole.bo.it/mailman/listinfo/cabrinews">http://keynes.scuole.bo.it/mailman/listinfo/cabrinews</a><br></div></span></blockquote></div><br></div></body></html>