Riporto una riflessione di Keith Devlin che mi sembra importante per il tema in discussione.<br><br>In pratica dice che la matematica deve riacquistare la sua dimensione culturale e,aggiungerei, che non dobbiamo pensare di voler portare lo studente alla matematica, visto che "da grande" non farà il matematico, ma piuttosto di portare la matematica allo studente, se non vogliamo allontanarlo per sempre dalla matematica. <br>
<br><font style="font-family: georgia,serif;" size="4">La maggior parte di quelle capacità di base sulle quali in futuro sarà possibile costruire le competenze matematiche necessarie, hanno poco a che fare con i numeri e con l'aritmetica. L'era industriale è stata l'era dei numeri e dell'aritmetica.<br>
Di conseguenza, la matematica che dobbiamo insegnare ai nostri studenti non può essere quella imparata dai loro genitori. Questo ovviamente non la rende più facile o meno rigorosa. Al contrario. La matematica dovrebbe essere insegnata come si insegna storia o geografia. <b>Insegniamo la matematica come parte della nostra cultura </b>e il risultato sarà un maggior numero di studenti che vorranno imparare la matematica. </font><br>
Keith Devlin<br><br><br> <br><br><br>--<br>Federico Peiretti<br>cellulare: 393382224184<br><a href="mailto:peiretti.sette@gmail.com">peiretti.sette@gmail.com</a><br>Skype: peiretti7<br><br>visita <a href="http://www.polito.it/polymath">http://www.polito.it/polymath</a><br>