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<p>In tutta onestā, a me non pare che la direzione giusta per avere criteri di valutazione chiari ed applicabili sia nell' "arte della griglia" (di sufficiente complessitā).<br>
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Lo studente deve poter avere una percezione precisa del voto che potrebbe prendere facendo o non facendo bene certe cose.<br>
La valutazione deve essere trasparente e intuitivamente chiara, non il risultato finale di alchimie un po' misteriose basate sulla rilevazione di questa o quella competenza.<br>
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Nella gran parte delle prove di valutazione, nazionali o internazionali (ad esempio gli esami francesi, le olimpiadi di matematica, le prove INDAM, gli esami universitari, etc.), la via praticata č di seguire un semplice principio additivo: nel testo della prova viene dichiarato il valore di ciascun esercizio (o talvolta parti di esercizio). Per ogni quesito si attribuisce quindi un punteggio che č una frazione non negativa di quel valore, dipendente da quale e quanta sia la parte di quesito svolta con correttezza.<br>
Dopo di che il punteggio complessivo si ottiene sommando tutti i parziali (ed eventualmente arrotondando all'unitā).<br>
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Una volta che il candidato ne č a conoscenza, si regola di conseguenza. <br>
Si favorisce cosė la trasparenza della valutazione e la consapevolezza dello studente.<br>
Compito dell'estensore č calibrare al meglio la prova dosando attentamente i contenuti e le conoscenze necessarie per ottenere i vari punteggi.<br>
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Nulla vieta che il ministero stesso pubblichi poi dei criteri operativi su come ripartire i punteggi di ciascun singolo quesito, ma evitando appesantimenti eccessivi che nella mia esperienza non garantiscono affatto una maggiore obiettivitā (ho ben presente il caso di alcuni colleghi i quali, ingolfati nelle proprie stesse mostruose griglie, finivano per valutare il compito a occhio e croce e poi riempire ex post le varie caselline della griglia, e magari mi chiedevano cosa ci andava messo qua e lā per avere quella data somma...).</body></html>