[Cabrinews] R: Odifreddi, la sinistra e il Premio PEANO

Paolo Fasce paolo a fasce.it
Gio 1 Ott 2009 08:37:44 CEST


On 26 Sep 2009 at 16:53, Luigi Tomasi wrote:

> Forse e' meglio chiarire prima cosa è successo
> tra Israel e Odifreddi, ammesso che interessi a qualcuno
> in questa lista e che qui si debba parlare anche di questo episodio.
> 
> Può essere utile leggere questo articolo:
> http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/25/Odifreddi_restituisco_premio_co_9_090925055.shtml

Intercetto in altra lista questa lettera di Odifreddi.



------- Forwarded message follows -------
Date sent:      	Wed, 30 Sep 2009 23:25:54 -0000
Subject:        	Ministro Gelmini, le spiego perché il problema è lei

lettera di Piergiorgio Odifreddi

      Signor ministro, leggo (o meglio, mi hanno segnalato di leggere) 
su Il Giornale di famiglia del presidente del Consiglio che sabato 
scorso, alla sedicente Festa della Libertà organizzata dall'altrettanto 
sedicente Popolo della Libertà al Palalido di Milano, moderata (si fa 
per dire) dal condirettore dello stesso giornale, lei ha tuonato contro 
«l'intolleranza antisemita del superfluo matematico Piergiorgio Odi-
freddi, ex docente baby pensionato», che ha osato restituire il Premio 
Peano «quest'anno assegnato a Giorgio Israel, ai suoi occhi colpevole 
di sionismo, ma soprattutto di essere consulente del ministro».   
   Lei ha poi continuato, con stile e in punta di fioretto, dicendo che 
«gli imbecilli non mancano mai», e che «le parole di Odifreddi denotano 
razzismo, incapacità al confronto e stupidità». E ha terminato 
allargando il discorso, assimilando il mio gesto alla «modalità tipica 
della nostra sinistra, quella di combattere il governo e Silvio 
Berlusconi a qualunque prezzo, a costo di insultare allo stesso tempo 
la maggioranza dei cittadini che lo votano». Mi permetta di rispondere 
nel merito alle accuse che mi rivolge, fingendo che esse siano in buona 
fede e dettate dall'ignoranza dei fatti. Naturalmente non posso dir 
nulla sulla mia imbecillità e stupidità, e mi fido del suo giudizio: in 
fondo, lei è un valente avvocato che ha superato una difficile 
abilitazione a Reggio Calabria, dopo una laurea nella vicina Brescia e 
un precedente passaggio da   un liceo pubblico a uno privato, mentre io 
sono soltanto un modesto docente universitario che ha vinto facili 
concorsi da assistente, associato e ordinario nell'Università pre-
Gelmini, ed è poi andato in pensione dopo 38 anni e mezzo di servizio 
(e non dopo una sola legislatura in Parlamento). 
   Ma non sono questi i motivi per cui io ritengo che la collaborazione 
con lei si configuri come una colpa, nè penso   affatto che il governo 
di cui lei fa parte sia da combattere a qualunque prezzo: riconosco 
anzi, benchè dispiaciuto e vergognato, che Silvio Berlusconi abbia 
ricevuto una forte maggioranza e sia dunque democraticamente in diritto 
di governare il paese. Addirittura, pensi un po', vorrei che a farlo 
cadere fosse un giudizio elettorale sul suo operato politico, e non una 
campagna giornalistica sulle sue scopate con le escort: soprattutto 
quando questa campagna è spalleggiata dall'Avvenire, che ha   usato ben 
altri pesi e misure per la pedofilia ecclesiastica e per la sua 
copertura da parte dell'allora cardinal Ratzinger. Il mio problema è 
proprio lei, signor ministro. E non tanto, o non solo, perchè ricopre 
una carica per la quale non ha la minima competenza, ma anzitutto e 
soprattutto per le innominabili motivazioni che hanno portato lei e la 
sua collega Mara Carfagna alla carica che ricoprite. Come vede, gli 
elettori che votano il suo partito o la sua coalizione non c'entrano 
proprio nulla, perchè non hanno eletto i ministri: c'entra invece la 
necessità etica di non collaborare con chi costituisce, nella   Roma di 
oggi, l'analogo dei cavalli-senatori di Caligola nella Roma di ieri. Il 
professor Israel è naturalmente liberissimo di pensarla diversamente, 
ma lo sono anch'io di dissentire, e   di non voler condividere con lui 
l'albo d'oro di un premio. 
   Se questa mia dissociazione vi turba, è perchè non conoscete   nè la 
democrazia nè la storia, anche scientifica. Ad esempio, quando negli 
anni del maccartismo Edward Teller collaborò con la commissione 
governativa che revocò l'autorizzazione di sicurezza   nucleare a 
Robert Oppenheimer, la quasi totalità dei colleghi si dissociò da lui e 
gli tolse il saluto, ostracizzandolo della comunità dei fisici: in 
quell'occasione avreste attaccato pure loro, come ora attaccate me? La 
domanda è retorica, ma l'esempio non è campato in aria: Teller era 
infatti uno scienziato guerrafondaio e iperconservatore, della stessa 
pasta del Von Neumann al quale Israel ha dedicato la compiacente 
biografia che ha appunto ricevuto il Premio Peano. 
   Ma ci sono altri motivi per dissociarsi da lui, oltre a quelli già 
accennati. Perchè, come ho detto espressamente nella mia lettera di 
rinuncia al premio, «le posizioni espresse da Israel in ambito 
politico, culturale e accademico sul suo blog, sul sito Informazione 
Corretta e in ripetuti interventi su Il Foglio e Il Giornale 
trascendono i limiti della normale dialettica, e si   configurano come 
un pensiero fondamentalista col quale non intendo essere associato 
intellettualmente». 
   Capisco ovviamente che quei due giornali, insieme a Libero e all'ala 
destra del Corriere, si siano sentiti chiamati   in causa e abbiano 
immediatamente fatto quadrato intorno a Israel e contro di me. Ma mi 
sembra singolare che proprio da loro, e da lei, vengano accuse di 
razzismo e di intolleranza: non siete forse voi, la vostra coalizione e 
  il vostro governo, a fomentare l'odio nei confronti degli immigrati 
in generale, e degli islamici in particolare, con parole e azioni ben 
più violente della democratica e innocua restituzione di un premio al 
mittente? 
   Capisco anche, ma non accetto di giocarlo con voi, il subdolo gioco 
dell'equiparazione della critica a un ebreo come Israel, a un sito 
sionista come Informazione Corretta, o a un governo israeliano come 
quello di Netanyau, con l'antisemitismo. E non lo accetto proprio 
perchè non sono razzista, e dunque non giudico a priori in base alla 
«razza» (ammesso che la parola abbia senso), ma a posteriori in base ai 
fatti: i razzisti veri sono altri, e cioè coloro per i quali tutti gli 
ebrei sono democratici, e tutti gli islamici fondamentalisti. 
   E invece ci sono ebrei fondamentalisti e islamici democratici   : 
negarlo significa fare di ogni erba un fascio, e a me i fasci non 
piacciono, di qualunque «razza» siano. Mi piacciono invece molti ebrei 
democratici, da Amos Luzzatto a Moni Ovadia a Noam Chomsky, dei quali 
sono amico, e sto benissimo anche con ebrei ortodossi come il premio 
Nobel per l'economia Robert Aumann. Sono i fondamentalisti che non mi 
piacciono, e se questo significa non essere simpatico a certa gente, 
compresa lei, sopravviverò bene ugualmente. Anzi, molto meglio che se 
fossi simpatico a loro e a lei.
------- End of forwarded message -------

-- 
Paolo Fasce

Un progetto educativo dove l'inizio del cammino può 
essere ovunque, la direzione qualsiasi, i passi diseguali, 
le tappe arbitrarie, l'arrivo imprevedibile, ma dove 
pertanto tutto è coerente. (A. Munari)



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