[Cabrinews] Qualche ragionamento sulla PROBABILITA' da La Voce.it

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Ven 5 Giu 2009 18:50:28 CEST


Allego il commento che ho inviato alla Voce.it .

La realtà è incerta. Solo partendo da questo assunto possiamo riconoscere
che abbiamo bisogno di uno strumento di pensiero più generale della logica
classica (quella del vero/falso per intenderci). Il grande matematico
Bruno de Finetti ha sviluppato questo strumento: la logica dell'incerto.
Essa ci permette di effettuare valutazioni di probabilità coerenti e di
aggiornarle in maniera altrettanto coerente, riconoscendo al più che  nel
caso in cui il nostro grado di fiducia nel verificarsi di un determinato
evento sia elevatissimo potremo trattare tale evento come praticamente
certo, ma mai assolutamente certo.
Con le poche parole che qui posso utilizzare, si tratta di riuscire a
passare da un atteggiamento "predittivo" ad uno "previsionale". In altri
termini dobbiamo imparare a fondare le nostre decisioni sulla base di
valutazioni di probabilità.
Nel bambino questo modo di procedere è naturale, come hanno provato famosi
psicologi, noi lo distorciamo con la nostra educazione.
Un terremoto non è predittibile, ma è prevedibile con una certa
probabilità. Quando saremo comunemente abituati a ragionare in questi
termini avremo acquistato una maggiore consapevolezza, necessaria e utile.

Aggiungo solo, per non stancare troppo, che sarebbe ora che gli insegnanti
di matematica facessero propria questa che è una vera e propria  battaglia
culturale di vasto respiro.
Ho provato, come allievo di Bruno de Finetti, con le mie modeste forze, a
diffondere questo approccio in ambito Mathesis e non solo. L'ho fatto in
particolare nell'insegnamento di Matematica e Didattica della Matematica,
che ho tenuto per anni per il corso di laurea in Scienze della Formazione
primaria. Due tesi per ragazzi di seconda  e di quarta elementare sono la
prova che questi concetti vengono facilmente assorbiti dagli studenti
(addirittura quello di probabilità condizionata!), certificate da
riscontri avuti in attività di tirocinio.
Mi auguro che i pochi che so esserci a darsi da fare per questo diventino
tanti!

Con molti cordiali saluti,
Giordano Bruno


> QUELLA PROBABILITÀ UTILE IN CASO DI TERREMOTO
> di Elena Stanghellini 04.06.2009
>
> Dopo il terremoto in Abruzzo si è molto discusso della sua
> prevedibilità. Ma la certezza del verificarsi di un evento è l'unica
> forma di conoscenza perseguibile? Fra la decisione di sgomberare un'intera
> regione e quella, opposta, di tacere dell'eventualità del terremoto vi è
> una necessaria via di mezzo: comunicare alla popolazione la probabilità
> dell'evento sismico e metterla in grado di prendere decisioni. Questo
> comporta riformulare gli obiettivi della ricerca, educare la popolazione
> al concetto di probabilità e adottare efficaci strategie di
> comunicazione.
>
> La polemica sulla prevedibilità del terremoto che ha devastato
> l’Abruzzo, dopo avere occupato le pagine dei giornali nei giorni
> immediatamente successivi al sisma, sembra essere ora accantonata senza
> avere lasciato memoria di insegnamento alcuno. Per evitare che sia
> definitivamente consegnata all’oblio, occorre riflettere su cosa poteva
> e non poteva essere fatto per minimizzare il numero di vittime sepolte
> sotto le macerie. E questa riflessione non può che coinvolgere vari temi:
> la ricerca, l’educazione e l’informazione riguardo a eventi il cui
> verificarsi non può essere previsto con certezza, ma può solo essere
> descritto in termini di maggiore o minore probabilità.
>
> GIULIANI: UN RICERCATORE O UN VISIONARIO?
>
> Con le informazioni in nostro possesso non si è in grado di dire se vi
> sia un fondamento scientifico o meno nella previsione di Giampaolo
> Giuliani. Probabilmente, come accade in ogni ricerca, quello di Giuliani
> è uno studio in fase embrionale in attesa del vaglio che lo trasformi da
> una semplice intuizione a un risultato scientifico. Tuttavia, quello che
> lascia perplessi è l’argomentazione con cui la ricerca di Giuliani è
> stata prontamente accantonata. La tesi predominante, infatti, è che i
> terremoti non possono essere previsti con certezza. Sia geologi che
> politici si sono adoperati a dire che l’evento non era prevedibile,
> giustificando l’operato del governo che, dopo le ripetute scosse
> avvenute nell’area, ha optato per non lanciare un allarme. Ma geologo e
> politico sono due figure distinte e operano con obiettivi completamente
> diversi: il primo è un tecnico, chiamato a rispondere all’esigenza
> conoscitiva; il secondo è un soggetto chiamato a prendere decisioni sulla
> base delle informazioni fornitegli dal primo.
>
> UNA PROBABILITÀ AL POSTO DI UNA CERTEZZA
>
> Una cosa è certa, lo abbiamo letto anche sulle pagine del lavoce.info:
> l’evento sismico non è prevedibile con esattezza. Se per buon
> predittore si intende qualche cosa che porta alla certezza del verificarsi
> di un determinato evento, allora non esiste un buon predittore dei
> terremoti. Questa affermazione, anche se giusta, è tuttavia incompleta.
> Èinfatti quantificabile, sulla base della osservazione statistica, la
> probabilità che uno sciame sismico in una data area sfoci in una scossa
> di elevata intensità in quella area; è possibile determinare quante
> volte una scossa di elevata intensità non è stata preceduta da una serie
> di scosse sismiche minori; è possibile capire se due eventi che appaiono
> in sequenza, la fuoriuscita di gas radon e la scossa di forte intensità,
> sono indipendenti oppure se il fatto che il primo si verifichi modifica la
> probabilità del secondo. Si badi bene: stiamo parlando di probabilità
> che si modificano, non di certezze. Esiste un intero linguaggio che
> gestisce e descrive relazioni non deterministiche fra eventi, e questo
> linguaggio si basa sul concetto di probabilità. Dal dibattito seguito al
> tragico evento si è indotti a pensare che o fra due eventi vi è un
> legame deterministico, o non vi è alcun legame. Questo modo di
> interpretare la relazione fra fenomeni è da troppo tempo superato.
>
> NON BIANCO O NERO, MA UNA SCALA DI GRIGI
>
> Rispondere a queste domande è possibile, formulando modelli e
> verificandoli sulla base della osservazione della realtà. Ai politici
> spetta poi decidere, sulla base di queste valutazioni, che cosa fare. E la
> decisione può anche non essere dicotomica: sgomberare o non sgomberare
> un’area. Si può anche decidere di comunicare ai cittadini il rischio di
> un evento, metterli in grado di decidere. Esistono esempi in cui si è
> comunicato alla popolazione una valutazione probabilistica di un evento.
> In America sono noti gli allarmi per gli attacchi terroristici, comunicati
> alla popolazione attraverso una scala di colori, semplice ma efficace.
> Decida il cittadino, informato, se prendere o meno un aereo. Ovviamente
> questo comporta educare la popolazione al concetto di rischio o, meglio,
> di probabilità. Anche se la nozione è insita nella vita di tutti i
> giorni, deve essere formalizzata in maniera rigorosa e comunicata in
> maniera corretta. Ma non solo: la valutazione probabilistica può rendere
> perfettamente legittima, all’orecchio di un cittadino bene informato, la
> decisione del governo di non sgomberare l’area interessata. Tuttavia
> insistere unicamente sulla mera imprevedibilità del fenomeno da parte sia
> dei politici sia, soprattutto, dei tecnici non solo non crea informazione,
> ma induce a pensare che lo studio di questi fenomeni sia vano, poiché mai
> conduce a conclusioni certe. A noi semplici cittadini interessano molto
> anche le conclusioni probabili.
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