[Cabrinews] R: R: Buona Pasqua

Gian Carlo Stagni ingats a tin.it
Sab 11 Apr 2009 23:34:30 CEST


Antonio Bernardo wrote:
> Ciao Mauro,
> Buona Pasqua anche a te e ai tuoi cari
> Non c'è nessun allegato
In realta` c'e`, anzi ci sono entrambi, solo che sono stati purtroppo
inviati secondo la procedura *non-standard* di MSOffice e non come
"senplici" documenti allegati ad un messaggio di posta.

> credo che non sia previsto dalla mailing list la possibilità di allegare 
> file.
Effettivamente la cosa e` "sconsigliata" perche` non e` possibile sapere
se tutti gli iscritti di una lista (e possono essere centinaia e
migliaia) sono in grado di leggere tale documento o usano una
connessione sufficientemente veloce per scaricare in tempi "ragionevoli"
centinaia di KBytes di allegati (i tempi "eroici" dei modem analogici
non sono ancora terminati).
Per limitare gli inconvenienti e` previsto anche un limite di 40KB per
ogni messaggio ma...

In riferimento al contenuto dei due allegati, mi permetto di "incollare"
in coda a questo messaggio i due documenti inviati alla lista, affinche`
la testimonianza di chi e` stato colpito cosi` duramente possa
raggiungere piu` persone.
Spero che l'autore mi perdoni l'invadenza. :-)

Saluti,
Gian Carlo Stagni
===

L'Odissea.

Caro Bruno e carissimi amici
purtroppo non ho notizie di Laura ma spero che stia bene. Con mia moglie
e i suoi genitori siamo ricoverati in un appartamentino di Pescara,
messo a disposizione da una parente. Essendo partiti in fretta abbiamo
lasciato tutto nelle nostre case e così questa mattina, 9 aprile, sono
tornato al mio paese per prendere il necessario, soprattutto per mio
suocero che è disabile. L’esperienza che ho vissuto oggi rimarrà
impressa per sempre. Arrivato a Villa Sant’Angelo verso le undici e
trovato il paese blindato dai vigili del fuoco. Non si poteva entrare
senza la loro scorta. Ho dovuto aspettare fino alle 15 per entrare nella
mia casa. Nel frattempo ho potuto mangiare solo una scatoletta di carne
offerta da un forestale di Viterbo. Alla mensa allestita nella tendopoli
c’era da fare la fila e non avevo molto tempo, ma i miei compaesani
erano soddisfatti dell’aiuto e il  compare Tonino  mi ha detto:
“Professò, si vede che vengono dal nord, guarda che organizzaziò!”. La
tendopoli infatti era stata allestita dalla Protezione Civile di Reggio
Emilia. Quando sono arrivati i pompieri, prima di entrare nella casa che
ho trovato ancora in piedi nonostante le scosse della notte e le parole
di Maria che mi diceva: “non troverai più nulla in piedi”, ho avuto uno
scoppio di pianto per aver vinto un’altra mia scommessa e i vigili mi
hanno confortato. Ho preso in fretta le cose essenziali, soprattutto
oggetti che hanno più un valore affettivo che monetario, come i libri,
oltre che a carica batterie, computer e indumenti.
Arrivato a nei pressi di Chieti mi sono addormentato alla guida del
Pajero e solo un altro miracolo ha fatto si che non sfondassi il
guardrail (da tre giorni, la notte dormo solo poche ore).
Mentre scrivo sto assistendo alla trasmissione Annozero e resto allibito
nel sentire costoro parlare di responsabilità e di politica quando
ancora non sono stati seppelliti i nostri morti. Hanno ragione a dire
che l’Ospedale Civile, ora inagibile, era stato inaugurato nel 2000, ma
ora pensiamo ai morti e ai sopravvissuti: c’è tempo per punire eventuali
colpevoli. Ho troppo sonno per sentire altro e purtroppo mi devo mettere
a letto.
Riprendo a scrivervi questa mattina ma devo dire prima, a chi ha visto
la trasmissione, che il giornalista Ruotolo avrebbe dovuto parlare delle
tendopoli già allestite nei paesi di Fagnano, Villa Sant’Angelo,
Caporciano, Navelli, L’Aquila, Fossa e  Onna (non ho visto quella di San
Demetrio, il paese più grande, ma so che il nostro Presidente Napolitano
l’ha visitata, quindi c’è) invece Ruotolo parlava di tendopoli non
allestite a Monticchio e San Gregorio (che sono due piccole frazioni che
hanno avuto meno danni) come un esempio di disfunzione dei soccorsi.
Questi ci sono e funzionano bene.
In mattinata ho dovuto cercare un alloggio per me e Maria in un albergo
di Montesilvano. Il comune ci ha fornito una camera all’Hotel Serena
Majestic (dove facemmo il convegno ADT nel 2000) e la tessera per
viaggiare gratis nell’area metropolitana di Pescara. In questo hotel ho
ritrovato tanti amici di Villa e San Demetrio, anche loro sfollati e ci
siamo consolati a vicenda.
La Protezione civile sta allestendo vari spazi per confortarci e appena
scendo mi metterò a disposizione per dare lezioni di matematica ai
giovani qui alloggiati. Posso farlo comodamente perché in macchina porto
il videoproiettore. Nel pomeriggio vorrei fare un salto a Ortona dove mi
aspettano alcuni colleghi e amici per prendere un caffè insieme e
passare qualche minuto di relax, se così possiamo chiamarlo.
Oggi è Venerdì Santo e L’Aquila era famosa per la sua solenne
processione del Cristo Morto. Non credo che oggi si potrà fare ma il
pensiero corre agli anni belli in cui da boy scout facevo da scorta al
Cristo, sempre sotto la pioggia. Il mio amico Roberto soleva dire
scherzando: “La prova che Dio esiste è che a L’Aquila, ad ogni Venerdì
Santo, piove durante la processione”.
L’emergenza iniziale sta per terminare ma ora inizia una lunga odissea
di cui non riesco a vedere la fine. Vi abbraccio tutti e vi auguro Buona
Pasqua
Mauro
=====

Per L'Aquila che non c'è più

Cari amici
sono riuscito a trovare del tempo, oltre che la corrente elettrica,  per
poter pensare e scrivere, per potervi ringraziare di tutti i saluti e
auguri che avete inviato a me e alla mia famiglia. Le prime parole che
mi sono venute in mente le scrisse il mio caro maestro Gian Carlo Rota:”
When the going gets rough, we have recourse to a way of salvation that
is not available to ordinary mortals: we have that Mighty Fortress that
is our Mathematics. This is what makes us mathematicians into very
special people. The danger is envy from the rest of the world.” Vorrei
correggere la parola Mathematics con Mathematicians: Gian Carlo me lo
permetterà. Ho sempre creduto che la nostra Mighty Fortress fosse la
Matematica, ma dopo aver ricevuto tutti i vostri messaggi e telefonate
credo di essere un uomo felice, anche ora che ho perso tutto,  sapendo
che ho due Mighty Fortress: la Matematica e voi amici matematici.
 	Scriveva Brecht in una sua opera: “Di questa città un giorno resterà
soltanto il vento che passa. Anche noi passeremo, e, nelle catastrofi
che verranno, io mi auguro ormai soltanto una cosa: che non mi si spenga
il sigaro in bocca per la troppa amarezza”.
E’ una catastrofe ciò che si è abbattuto su L’Aquila e nei suoi
dintorni. Della mia città dove ho fattto tutto, dall’asilo
all’università, l’alpino nel battaglione Julia, il docente all’ITIS e
alla Facoltà di Scienze, resterà soltanto il vento che passa. La
conoscevo e l’ho amata meglio di me stesso. Quando ero studente facevo
con gli amici scommesse di questo di tipo: portatemi bendato in un
angolo della città e fatemi vedere soltanto una pietra: vi dirò il nome
della via e quello del palazzo più importante e più vicino. Di quelle
pietre non c’è più una sull’altra, se non ammassate a caso. Mi hanno
detto che il Duomo di San Massimo è crollato. La cupola della Basilica
di Collemaggio pure, per la seconda volta. La città è militarizzata, non
ti fanno entrare per vedere il disastro, forse è meglio così. La casa di
mia sorella Anna è distrutta: lei la famiglia sono vivi per  miracolo.
Non ho più lacrime per piangere. Ho perso amici, Maria ha perso un
cugino, solo a Villa Sant’Angelo, dove vivo, ci sono venti morti. Il
centro storico non esiste più. Intorno alla mia casa di Tussilo, che
molti di voi hanno ammirato, miracolosamente illesa, c’è solo un ammasso
di macerie. La chiesa di fronte ha la facciata in bilico e può venire
giù da un momento all’altro. Il campanile è pericolosamente lesionato.
Le uniche case non crollate sono anch’esse lesionate e andranno
abbattute. Lo stesso è per L’Aquila. Mio figlio che è riuscito ad
arrivare alla nostra casa del quartiere di Pettino (il quartiere nuovo
della città, con La Facoltà di Scienze e di Medicina, ha detto: “Papà, a
Pettino in futuro sarà come quando siamo andati ad abitarci nel 1983:
solo campagna”. L’ospedale lì vicino è inagibile. I palazzi che si
vedono dall’elicottero che sorvola ciò che resta dell’Aquila sembrano in
piedi, ma in realtà sono tutti pericolanti e devono essere abbattuti. Il
centro storico è un ammasso di rovine.
	Il Simposio Mat^Nat che stavo organizzando a Fontecchio, a 28 Km da
L’Aquila (per fortuna risparmiato dal terremoto) è in onore di Pico
Fonticulano. Questo scienziato, ingegnere e matematico del ‘500 (ha
scritto un ottimo trattato di Geometria), nato appunto a Fontecchio, (io
invece ci sono stato solo concepito), ha disegnato la prima pianta della
città dell’Aquila, quando questa era la seconda città più grande del
Regno di Napoli sul continente. Non so che fare del Simposio. Bisogna
aspettare ancora qualche giorno per decidere ma fin da ora vi invito, se
volete dare un contributo alla ricostruzione di questi paesi, a
partecipare. Molti mi hanno chiesto al telefono: “Mauro cosa possiamo
fare per te e per i tuoi cari?” Vi rispondo: “The show must to go on”.
Se le cose si rimettono in moto, venite a Fontecchio nei primi tre
giorni di maggio, daremo a questi altri poveretti che hanno perso tutto,
cari e averi, che non li abbiamo abbandonati. Tra  breve troverete il
programma aggiornato.
	Vi ringrazio ancora di cuore e vi prego di diffondere questo messaggio
a più gente possibile.
Vi chiedo inoltre di non rispondere a questa mia lettera.
Un abbraccio affettuoso a tutti voi
 Mauro
 =====


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