ANALITICA DEL SUBLIME
(Immanuel Kant)

"Il sublime ed il bello"

"Il bello ed il sublime concordano in questo, che entrambi piacciono per se stesi. Entrambi inoltre non presuppongono un giudizio dei sensi od un giudizio logico determinante, ma un giudizio riflettente.

Balzano però anche agli occhi considerevoli differenze. Il bello naturale riguarda la forma dell’oggetto, che è limitazione; il sublime al contrario si può trovare anche in un oggetto informe, in quanto implichi o provochi la rappresentazione dell’illimitatezza, pensata tuttavia nella sua totalità; sicché pare che il bello debba essere considerato la presentazione d’un concetto indeterminato dell’intelletto, il sublime d’un concetto indeterminato della ragione, Nel primo caso quindi la soddisfazione è legata alla rappresentazione della qualità, nel secondo a quella della quantità. Anche tra i due tipi di soddisfazione c’è molta differenza,: mentre il bello implica direttamente un sentimento di intensificazione della vita, e si può perciò conciliare con le attrattive e con il gioco dell’immaginazione, il sentimento del sublime invece è un piacere che scaturisce in modo indiretto, vedendo prodotto dal senso d’un momentaneo impedimento delle forze vitali, seguito da una tanto più forte effusione di queste; e perciò in quanto emozione, non sembra essere qualcosa di giocoso, ma di serio, tra le occupazioni dell’immaginazione. Quindi è anche inconciliabile con le attrattive; e dato che l’animo non è solamente attratto dall’oggetto, ma alternativamente attratto e respinto, accompagnata com’è da ammirazione o rispetto, d’essere detta piacere negativo.

Ma la più importante ed intima differenza tra il sublime e bello è la seguente: se, com’è giusto, prendiamo qui in considerazione prima di tutto soltanto il sublime degli oggetti naturali (quello dell’arte è limitato sempre dalla condizione che s’accordi con la natura), la bellezza natale (indipendente) comprende nella sua forma una finalità, per cui l’oggetto sembra come predisposta per i nostro Giudizio, ponendosi così come autonomo oggetto di soddisfazione; mentre ciò che, nella semplice apprensione e senza che ci mettiamo a ragionare, produce in noi il sentimento del sublime, può apparire, quanto alla forma, urtante per il nostro Giudizio, inadeguato alla nostra facoltà di presentazione e per così dire violento contro l’immaginazione, ma proprio per questo sarà giudicato più sublime.

Ma in ciò che siamo soliti chiamare sublime c’è così poco di riducibile a principi determinanti ed a forme della natura ad essi adeguate, che questa anzi suscita più facilmente le idee del sublime quando in lei domina i caos, il disordine e la devastazione più selvaggi, purché si manifestino grande3zza e potenza. E da ciò vediamo che il concetto di sublime naturale è di gran lunga meno importante e ricco di conseguenze di quello del bello naturale… "

 

IL SUBLIME DALLA SUA NASCITA ALL’ETA’ ROMANTICA

 

C’è una tradizione immensa alle spalle dell’uso Kantiano del concetto del sublime: la prima occorrenza del problema in ambito filosofico si legge nel Fedro di Platone (245a),dov’è riconosciuta un’esperienza artistica "ispirata" priva di regole razionali. La questione viene posta esplicitamente nel trattato Del sublime, dovuto ad un ignoto autore del I° secolo d.C., un tempo identificato con Dioniso Longino, in cui si riferisce di una polemica risalente al !° secolo a.C. fra le due scuole di retorica, quella asiana (che sosteneva per l’oratoria un tono elevato e retorico) e quella atticista (che prediligeva le tinte discrete).Il trattato poneva una chiara distinzione fra il bello, fondato sulla perfezione formale, e il sublime, dovuto invece alla forza del sentimento e posta su di un piano per intero emozionale. L’opera venne riscoperta nel 1554, tradotta dapprima in francese da Boileaunel 1674 e quindi ripresa da Addison sulle pagine dello "Spectator" a cavallo fra il 1711 e l’anno successivo: fu colpa o merito di Addison porre quella distinzione tra bello e sublime che, pur fondata su un macroscopico fraintendimento del significato originale dei concetti (il sublime riguardava, il Del sublime, la passionalità del contenuto ed il carattere vigoroso e nobile dell’ispirazione), avrà una diffusione e un ruolo di primaria importanza per tutto il secolo. Riprendendo tale posizione sia Home che Burke (quest’ultimo autore della celebre Ricerca filosofica sull’origine delle idee del sublime e del bello 1759) appongono con decisione il bello al sublime, considerando la genesi di quest’ultimo come dovuta allo spaventevole, all’orroroso: sublime è in altre parole ciò che fa paura.

La tesi conobbe poi un’ampia diffusione anche in Germania a opera di Mendelssohn e finì, prima che nella terza Critica, nell’operetta Kantiana Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, datata 1764. La novità introdotta dal filosofo è naturalmente la fondazione aprioristica del sublime stesso.

Vita e opere di Immanuel Kant

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