La società inglese nel '600

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Già durante l'età elisabettiana, seconda metà del XVI secolo, l'Inghilterra era stata protagonista di un grande sviluppo economico. Nelle campagne scomparivano i residui di organizzazione feudale e si affermava la proprietà privata. La terra era coltivata in vista della commercializzazione dei prodotti agricoli e quindi del profitto. Si diffondevano i pascoli che permettevano l'allevamento delle pecore con il conseguente sviluppo dell'industria laniera. Quest'ultima era organizzata soprattuto nella forma del lavoro a domicilio: il mercante imprenditore riforniva le famiglie contadine della materia prima  (es.lana da filare) e passava a ritirare i prodotto finito (es. filato) retribuendo a cottimo i lavoratori e immettendo il prodotto sul mercato. Il mercante evitava così i vincoli posti dall'organizzazione corporativa della produzione tipica dell'età medioevale. Le attività manifatturiere erano in pieno rigoglio, in particolare quelle legate alla costruzione delle navi. L'espansione coloniale era iniziata con la colonizzazione del territorio chiamato Virginia in onore della Vergine Regina Elisabetta. Con il contrabbando e le azioni di pirateria mercanti e avventurieri inglesi insidiavano il monopolio spagnolo del commercio con le colonie americane. Si erano costituite compagnie commerciali per il commercio internazionale con la formula della società per azioni.

Anche la nobiltà, a differenza di quella spagnola o francese, non sdegnava le  attività mercantili o la conduzione delle proprie terre come aziende capitalistiche. La vendita delle terre confiscate alla chiesa cattolica da parte dei Tudor aveva consentito la formazione di vaste proprietà agricole ad opera della gentry, cioè della piccola e media nobiltà di campagna, distinta dall'aristocrazia feudale.

Tra le masse rurali si distinguevano i freeholders e gli yeomen, cioè piccoli proprietari, i copyholders, cioè gli affittuari, e i braccianti.

Lo sviluppo economico aveva avvantaggiato alcuni ceti e portato all'accumulazione di capitali, ma aveva danneggiato la popolazione rurale che non poteva acquistare la terra e che veniva esplusa dalle campagne attraverso il meccanismo delle recinzioni. Anche gli artigiani delle città organizzati nelle Arti non potevano reggere la concorrenza del lavoro a domicilio. A grandi della corte venivano concessi monopoli relativi al commercio più lucrosi e questo teneva alti i prezzi. Se i ceti più intraprendenti e dotati di mezzi si arricchivano, molti altri erano ridotti in miseria e si davano al vagabondaggio per cercare altrove il pane. Nella seconda metà del '500, furono emate leggi severissime contro i vagabondi che ci fanno capire la gravità e l'estensione del fenomeno.