Ricardo

D. Ricardo (1772-1823) condivide l’analisi della povertà dei lavoratori, ma sostiene la classe dei capitalisti e non quella dei proprietari terrieri (resta famoso il conflitto sul grano dove gli imprenditori chiedevano l’importazione di grano essendo meno costoso di quello prodotto internamente dalle terre meno fertili, i proprietari terrieri chiedevano l’applicazione di dazi allo scopo di tutelare il grano nazionale). Elabora la teoria del valore-lavoro: il valore dei beni dipende dalla quantità di lavoro in essi incorporato sia diretto che indiretto (cioè le ore dei macchinari). Il valore di scambio di una merce è determinato dai costi di produzione. Il suo prezzo è invece determinato dalla DOMANDA e dall’OFFERTA. In campo internazionale elabora la teoria dei costi comparati. Ricardo, come Smith, considera le leggi economiche come delle leggi naturali e di portata universale.

Nel suo “Principi dell’economia politica e dell’imposta” (1817) si propone di spiegare come la produzione nazionale si distribuisca fra le tre classi della società: i proprietari della terra, i possessori di capitali, i lavoratori.Secondo Ricardo, per spiegare lo sviluppo dell’economia occorre occuparsi in primo luogo dell’accumulazione del capitale, la quale dipende dall’entità dei profitti che il capitale stesso riesce a garantire.Per Ricardo la rendita fondiaria non deriva dalla “munificenza della natura”, ma piuttosto dalla sua “avarizia” che deriva dal fatto che la terra, a differenza degli altri mezzi di produzione, non è riproducibile e pone perciò dei limiti precisi all’espansione del sistema.In particolare, dato che le terre adatte alla coltivazione non sono tutte ugualmente fertili ne deriva che, con uguali investimenti di capitale e di lavoro, i terreni meno fertili danno quantità di prodotto inferiri rispettoa quelle più fertili, ossia producono a costi più elevati.Per l’analisi della rendita fondiaria l’economista inglese si appoggia, per propria ammissione,  sull’opera che Malthus  aveva dedicato alla rendita nel 1815 e su un lavoro anonimo pubblicato nel medesimo anno che riguardava l’impiego del capitale nell’agricoltura. Derivano quindi rendite differenziali a seconda della fertilità del terreno fino alla rendita marginale.