Propaganda fascista della Rsi

 

Ecco alcuni esempi di manifesti propagandistici della Repubblica di Salò.

 

> Alle armi! Per l’onore.

 

X° flottiglia Mas, marina da guerra repubblicana

 Durante la Repubblica sociale italiana nacquero diverse formazioni paramilitari, che godevano di una grande autonomia rispetto alle direttive dei comandi superiori. La X Mas (Motoscafi Anti Sommergibile), originariamente corpo addetto alle azioni contro le navi nemiche, fu uno dei primi reparti a costituirsi (dopo l’8 settembre 1943, giorno in cui venne firmato l’armistizio tra l’Italia e gli anglo-americani).

 

Per conferire al volto del soldato maggiore forza persuasiva, si fece ricorso, nella realizzazione del manifesto, ad un espediente tecnico di grande efficacia: le pupille sono infatti, nel disegno, poste in punti tali del bulbo oculare, che lo sguardo del milite sembra fissare in continuazione chiunque si trovi ad osservarlo, da una qualsiasi posizione.

 

Ottobre 1944, formato 70x100. Archivio Istituto storico di Modena

 

>  Brigate nere

Nel luglio 1944 Mussolini decise di militarizzare il Partito fascista repubblicano. Tutti gli iscritti dovevano arruolarsi nelle Brigate nere, nuovo corpo armato che andava ad affiancarsi all’Esercito, alla Guardia nazionale repubblicana (che aveva compiti di polizia e ordine pubblico) e ai corpi paramilitari (SS italiane, X Mas, ecc.).


Le Brigate nere furono le principali responsabili del clima di terrore e di violenza che caratterizzò l’ultimo anno di guerra nel nord Italia. Come sottolineato dal teschio disegnato sulla bandiera nera, i fascisti avevano il culto della morte, che veniva elevata a simbolo. L’azione armata non era un mezzo, duro e necessario in una guerra, ma arrivava a costituire il fine stesso di un’esistenza e di una pratica militare totalmente votate alla violenza più selvaggia e indiscriminata.


Ottobre 1944, formato 70x100. Archivio Istituto storico di Modena

 

> Chiamata alle armi

 Il 9 novembre 1943 il maresciallo Graziani, comandante dell’esercito di Salò, chiamò alle armi i giovani delle classi 1923-’24-’25. Molti di essi non risposero, riparando sulle montagne o dandosi alla macchia; una parte aderì poi alle formazioni partigiane che si andavano costituendo proprio in quel periodo.

Per convincere i giovani a rispondere al bando di arruolamento venne diffuso questo manifesto che, qualora non si fossero presentati ai distretti militari, da un lato li minacciava di morte (visto che il reato di diserzione in guerra è punito con la fucilazione), dall’altro prevedeva l’arresto per i loro capifamiglia.
Nonostante ciò, in tanti preferirono nascondersi o combattere con i partigiani.


Gennaio 1944, formato 50x70. Archivio Istituto storico di Modena

 

  La repressione antipartigiana


> Banditi e ribelli ecco la vostra fine

I comandi tedeschi e fascisti, consapevoli che gran parte della popolazione appoggiava i partigiani, usarono i civili come ‘merce di scambio nella lotta contro i ribelli.

Questo manifesto di propaganda illustra una drammatica realtà: in primo piano viene infatti raffigurato un pugno di ferro che abbatte un gruppo di partigiani (a simboleggiare una ‘potenza e superiorità ancora schiaccianti); sullo sfondo, invece, si vedono case in fiamme, chiaro monito verso chi appoggiava e sosteneva i partigiani, nonché minaccia di dura rappresaglia.


Luglio 1944, formato 35x50. Archivio Istituto storicodi Modena

 

 

> Comunicato tedesco
Il timore che fascisti e tedeschi avevano per le azioni dei partigiani li spinse a prendere provvedimenti che ebbero immediate conseguenze su tutta la popolazione. Fu il caso dei divieti ad indossare mantelli, tabarri e giacche a vento, di girare in bicicletta nelle ore serali, di portare, persino,  le mani in tasca. Ciò era dovuto al fatto che i partigiani,  specie in pianura, erano soliti nascondere le armi sotto indumenti ampi.


Tali provvedimenti vennero però presi proprio nel periodo invernale, e l’inverno del 1944-‘45 fu uno dei più rigidi degli anni di guerra, provocando non pochi problemi soprattutto a chi doveva recarsi a lavorare e non poteva ripararsi dal freddo.


Febbraio 1945, formato 50x70. Archivio Istituto storico di Modena