Citazioni

Churchill, dal discorso di Fulton (Missouri) del 5 marzo 1946:

"Un’ombra è caduta sulle scene così recentemente illuminate dalla vittoria degli alleati. Nessuno sa ciò che la Russia sovietica e la sua organizzazione internazionale intendano fare nell’immediato futuro, o quali siano i limiti, se ce ne sono, alle loro tendenze all’espansione e al proselitismo. (...)

Da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico, è scesa sul continente europeo una cortina di ferro. Dietro quella linea ci sono tutte le capitali degli antichi Stati dell’Europa centrale e orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia, tutte queste famose città le popolazioni che le circondano si trovano nella sfera sovietica e sono soggette, in una forma o nell’altra, non soltanto all’influenza sovietica, ma a un’altissima e crescente misura di controllo di Mosca."

Nota: Nel 1947 l’Istria fu assegnata alla Jugoslavia e Trieste all’Italia. I sovietici si ritirarono da Vienna nel 1955.

Harry Spencer Truman, dal discorso al Congresso degli Usa (11 marzo 1947):

"Avevo dichiarato davanti al Congresso che ogni nazione si trova ormai di fronte alla scelta tra due modi di vita contrpposti.

Uno di essi riposa sulla volontà della maggioranza ed è caratterizzato da istituzioni libere, un governo rappresentativo, elezioni libere, garanzie tese ad assicurare la libertà individuale, libertà di parola e di religione, e l’assenza di ogni oppressione politica.

Quanto all’altro, riposa sulla volontà di una minoranza imposta con la forza della maggioranza. Si appoggia sul terrore e sull’oppressione, su una stampa e una radio sotto controllo, elezioni truccate e soppressione delle libertà personali.

La nascita dei regimi totalitari è fecondata dalla miseria e dalla privazione.

essa si sviluppa al massimo quando è morta la speranza del popolo in una vita migliore. popoli liberi del mondo si aspettano da noi che li aiutiamo a salvaguardare la loro libertà".

Andrei Zdanov (settembre 1947):

"Più ci allontaniamo dalla fine della guerra e più nettamente appaiono le due direzioni principali della politica internazionale del dopoguerra corrispondenti alla disposizione in due campi principali delle forze politiche che operano sull’area mondiale: il campo antimperialista e democratico e il campo imperialista. Gli Stati Uniti sono la principale forza dirigente del campo imperialista. L’Inghilterra e la Francia sono unite agli Stati Uniti (...). Le forze antimperialiste e antifasciste formano l’altro campo. l’URSS e i paesi di nuova democrazia ne sono il fondamento. Il campo antimperialista si appoggia in tutti i paesi sul movimento operaio e democratico, sui partiti comunisti fratelli, sui combattenti dei movimenti di liberazione nazionale e nei paesi coloniali. Un compito particolare incombe sui partiti comunisti fratelli di Francia, d’Inghilterra, d’Italia e degli altri paesi. Essi devono prendere in mano la bandiera della difesa nazionale e della sovranità dei loro stessi paesi".

Dalton Trumbo, sceneggiatore, scrittore e regista statunitense (1905-1976). Film: Il sale della terra; E Jonnhy prese il fucile.

"Nell’autunno del 1947, fui chiamato a giudizio davanti alla Commissione governativa per le attività antiamericane e mi richiesero di stabilire se ero o non ero stato mai iscritto al Partito comunista. Rifiutai di rispondere alla domanda e così fui indiziato per dispregio del Congresso. Immediatamente dopo, il mio contratto con la Metro-Goldman-Mayer fu disdetto e venni bandito dall’industria cinematografica. Nella primavera del 1948, venni processato a Washington D.C., dichiarato colpevole e condannato a una multa di 1000 dollari e a un anno di prigione. Rimasi libero dietro cauzione durante il processo di appello, e fu durante questo periodo, nel 1949, che la mia commedia apparve a New Haven e infine a New York. Nel giugno del 1950, avendo perso l’appello, mi consegnai alle autorità federali e venni imprigionato nell’Istituto di correzione federale a Ashland in Kentucky. Fui rilasciato il 9 aprile del 1951."

Il rapporto Kruscev del 1956, al XX Congresso del PCUS:

"Stalin non agiva con la persuasione, con le spiegazioni e la paziente collaborazione con gli altri, ma imponendo le sue idee ed esigendo una sottomissione assoluta alla sua opinione. Chiunque si opponeva ai suoi disegni o si sforzava di far valere il proprio punto di vista e la validità della sua posizione, era destinato ad essere estromesso da ogni funzione direttiva e, in seguito, "liquidato" moralmente e fisicamente (...)

Fu Stalin a formulare il concetto di 'nemico del popolo'. Questo termine rese automaticamente inutile il fornire la prova degli errori ideologici dell’uomo o degli uomini impegnati in una controversia; questo termine rese possibile l’uso della repressione più crudele, violando tutte le norme della legalità rivoluzionaria, contro chiunque fosse in qualunque modo in disaccordo con Stalin, contro chi fosse anche solo sospetto di intenzioni ostili, contro chi avesse una cattiva reputazione".

 

Discorso di Nikita Kruscev alla Nazioni unite il 18 settembre 1958:

"Che cos’è la politica di coesistenza pacifica?

Nella sua espressione più semplice è la rinuncia alla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ma ciò non esaurisce il concetto di coesistenza pacifica. Oltre all’impegno di rinunciare all’aggressione, la coesistenza pacifica sottintende per ogni Stato l’obbligo di rispettare l’integrità territoriale e la sovranità di ogni altro Stato e di non violarla sotto qualsiasi forma e pretesto. Prevede inoltre la rinuncia a interferire negli affari interni degli altri paesi per modificarne il regime, il modo di vita o per altri motivi. Implica, per di più, il dovere di basare i rapporti economici e politici tra gli Stati sul principio dell’assoluta eguaglianza e del mutuo vantaggio. (...)

La coesistenza pacifica può e deve assumere la forma di una pacifica competizione per il migliore soddisfacimento di tutti i bisogni degli uomini".

John Fitzgerald Kennedy (discorso di insediamento alla presidenza degli Stati Uniti, 20 gennaio 1961)

"Noi celebriamo oggi non una vittoria di partito, ma una affermazione di libertà, che simboleggia una fine e al tempo stesso un principio, che significa un rinnovamento e al tempo stesso un mutamento. (...)

Il mondo oggi è molto diverso. L’uomo infatti detiene nelle sue mani mortali il potere di abolire ogni forma di umana miseria e ogni forma di vita. Eppure, gli stessi principi rivoluzionari per cui i nostri padri combatterono sono tuttora oggetto di controversia nel mondo: la convinzione che i diritti dell’uomo non sono stati elargiti dalla generosità dello Stato, ma dalla mano di Dio.

Non possiamo oggi dimenticare che noi siamo gli eredi di quella prima rivoluzione. Che da questo luogo e da questo momento si diffonda l’annuncio, all’amico come al nemico, che la fiaccola è stata trasmessa ad una nuova generazione di americani, nati in questo secolo, temprati dalla guerra, disciplinati da una pace fredda ed amara, fieri del loro antico retaggio, e non disposti a considerare passivamente o a permettere il lento disfacimento di quegli umani diritti che questa nazione ha sempre sostenuto e che noi ci impegnamo a sostenere in patria e in tutto il mondo.

Che ogni nazione, auspichi essa bene o male per noi, sappia che noi siamo pronti a pagare qualsiasi prezzo, a sostenere qualsiasi onere, affrontare qualsiasi prova, appoggiare qualsiasi amico, opporci a qualsiasi nemico per assicurare la sopravvivenza e il trionfo della libertà. (...)

Ed ora l’appello della tromba suona ancora una volta per noi: non ci chiama alle armi, per quanto di armi noi abbiamo bisogno; non ci chiama alla battaglia, per quanto noi già combattiamo; ma ci chiama a sostenere il peso di una lotta lunga e oscura, per anni ed anni, "lieti nella speranza, pazienti nella tribolazione", una lotta contro i comuni nemici dell’uomo. la tirannide, la miseria, la malattia e la guerra stessa.

Possiamo costituire contro questi nemici una grande mondiale alleanza -Nord e Sud, Est e Ovest insieme- che valga ad assicurare una vita più ricca a tutta l’umanità? Siete disposti a partecipare a questa storica impresa? (...)

Pertanto, miei concittadini, non chiedetevi che cosa il vostro paese potrà fare per voi, ma che cosa voi potrete fare per il vostro paese.

Cittadini di tutto il mondo, non chiedetevi che cosa l’America farà per voi, ma che cosa insieme potremo fare per la libertà dell’uomo".

Dalla Dichiarazione della Conferenza di Belgrado dei Paesi Non Allineati (1961)

"I paesi partecipanti ritengono che, in tali condizioni, i principi della coesistenza pacifica siano l’unica alternativa alla "guerra fredda" e ad una eventuale catastrofe nucleare totale. Ecco perché i principi in questione, in cui rientra il diritto dei popoli all’autodeterminazione, all’indipendenza, e alla libera scelta delle forme e delle vie dello sviluppo economico sociale e culturale, debbono essere l’unica base di tutti i rapporti internazionali. (...) Consci che le differenze ideologiche sono un inevitabile attributo dello sviluppo della società umana, i paesi partecipanti sono del parere che i popoli e i governi debbono assolutamente evitare di servirsi delle ideologie ai fini della "guerra fredda", per esercitare pressioni oppure per imporre la propria volontà".

 

Dal libro di M.Gorbacev Perestroijka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo (1987)

"Il principio fondamentale della nuova visione politica è molto semplice: la guerra nucleare non può essere un mezzo per realizzare finalità politiche, economiche ideologiche o altre. È una conclusione veramente rivoluzionaria perché significa ripudiare le nozioni tradizionali di guerra e di pace. La funzione politica della guerra è sempre stata una giustificazione della guerra stessa, una spiegazione "razionale". La guerra nucleare è insensata, è irrazionale. Non vi sarebbero né vincitori né vinti in un conflitto nucleare globale: la civiltá mondiale perirebbe inevitabilmente.Sarebbe un suicidio anziché una guerra nel senso convenzionale del termine. Ma la tecnologia militare si è evoluta al punto che anche una guerra non nucleare sarebbe ormai paragonabile a questa per i suoi effetti distruttivi. Perciò è logico includere nella nostra categoria delle guerre nucleari anche questa "variante" di uno scontro armato tra le grandi potenze.(...) Dall’impossibilità di una soluzione militare, cioè nucleare, delle divergenze internazionali deriva una nuova dialettica della forza e della sicurezza. La sicurezza non può più essere garantita dai mezzi militari e neppure dall’uso delle armi e dei deterrenti, e neppure da un perfezionamento continuo della "spada" e dello "scudo". (...) L’unica via per giungere alla sicurezza passa attraverso le decisioni politiche e il disarmo. Nella nostra epoca una sicurezza autentica si può garantire abbassando continuamente il livello dell’equilibrio strategico, dal quale devono essere eliminate del tutto le armi nucleari e gli altri mezzi di distruzione di massa".