Quando Giolitti, per accelerare la conclusione della guerra e colpire l'Impero in centri vitali, prospettò la possibilità di estendere le operazioni alle isole dell'Egeo o nei Dardanelli, le altre potenze europee si opposero con forza. A cominciare dall'Austria, la quale dichiarò che l'occupazione di isole dell'Egeo da parte italiana era contraria agli accordi della Triplice. Nel mese di aprile, l'Italia iniziava le operazioni militari nell'Egeo occupando dodici isole mentre una squadra navale effettuò una audace spedizione nei Dardanelli che galvanizzò l'opinione pubblica italiana. Le cose si misero al meglio anche in Libia, dove, durante l'estate, gli italiani riuscirono a riprendere l'iniziativa e ad estendere, sia pur di poco, la zona di occupazione. La presenza italiana nell'Egeo costituiva per la Turchia una seria minaccia e un grave pericolo nel momento in cui si preannunciavano conflitti nei Balcani a danno dell'Impero. Trovandosi isolata, la Turchia optò per un accordo diplomatico con l'Italia: la pace fu firmata il 18 ottobre: -il Sultano concedeva l'autonomia alla Tripolitania e alla Cirenaica e ritirava le truppe dalle due regioni; -l'Italia si ritirava delle isole dell'Egeo; -la Turchia dunque non rinunciava ufficialmente alla sovranità sulla Libia, ma solo all'amministrazione ed alla occupazione militare; -l'Italia, a sua volta, col pretesto che truppe turche erano rimaste in Cirenaica, mantenne l'occupazione delle isole dell'Egeo, che furono annesse dopo la prima guerra mondiale, con il trattato di Losanna nel 1923. Si concludeva in tal modo la conquista della Libia, la prima impresa fortunata dell'imperialismo italiano.

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