I più impegnati ed attivi furono naturalmente i nazionalisti, i quali sfruttarono tutti i motivi disponibili - da quelli politici a quelli economici, letterari e ideali - per affermare la necessità dell'impresa, attraverso il settimanale "Idea nazionale", uscito proprio in quel tempo, espressione del nuovo movimento nazionalista. Per i nazionalisti, l'imperialismo era una legge invincibile nella vita delle nazioni e l'Italia non poteva sottrarsi ad essa. Dopo le umiliazioni di Dogali e di Adua, bisognava riscattare il prestigio nazionale ed affermare la vocazione italiana all'imperialismo con la guerra contro 1a Turchia e la conquista della Libia, la "quarta sponda", che i nazionalisti dipingevano come terra promessa, ricca di risorse agricole e minerarie, terra fertile che aspettava il lavoro fecondatore degli italiani. Ma ci fu chi come Gaetano Salvemini riteneva inutile la conquista della Libia. Infatti lo storico era convinto del fatto che la Libia non potesse costituire la nostra terra promessa e la definì molto più modestamente e realisticamente uno "scatolone di sabbia". Il 24 settembre Giolitti ottenne dal re il consenso per l'invio di un ultimatum alla Turchia, col quale si chiedeva al governo turco di permettere l'occupazione italiana della Tripolitania e della Cirenaica entro ventiquattro ore, motivando la richiesta con le continue ostilità manifestate dalla Turchia verso la iniziative italiane in Libia. L'ultimatum naturalmente venne respinto e il 29 settembre l'Italia dichiarò guerra alla Turchia. La dichiarazione, decisa dal re, da Giolitti e dal ministro degli esteri San Giuliano ed approvata dalle alte gerarchie militari, non fu approvata né ratificata dalla Camera, che era stata chiusa nel luglio 1911 e fu riaperta soltanto nel febbraio 1912, quando l'impresa era già un fatto compiuto. La Germania e l'Austria, preoccupate per l'indebolimento della Turchia, che avrebbe potuto spingere la Russia ad occupare gli Stretti e ad estendere la sua influenza sui Balcani, cercarono di raggiungere una soluzione di compromesso fra l'Italia e la Turchia che ponesse fine alla guerra, proponendo una occupazione di fatto della Libia da parte dell'Italia sotto la sovranità formale dell'Impero turco. Di fronte a questo fitto incrociarsi di manovre diplomatiche che avrebbero potuto limitare l'impresa italiana, Giolitti, con una decisione che a molti parve intempestiva, ottenne dal re un decreto che proclamava la sovranità assoluta dell'Italia sulla Tripolitania e sulla Cirenaica ancor prima di aver concluso la guerra: 5 novembre 1911.

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