1939-1945
SECONDA GUERRA MONDIALE

PARTI IN CAUSA
TEMPI E LUOGHI
OBIETTIVI DEI BELLIGERANTI
GLI ARMISTIZI E LA PACE
CONSEGUENZE POLITICHE
CONSEGUENZE ECONOMICHE
IL COSTO IN VITE UMANE

Cronologia
Olocausto
Hiroshima e Nagasaki
Auschwitz
Indice


Chi
Germania
Italia (dal 10 giugno 1940 all’8 settembre 1943)
Romania, Finlandia e Ungheria (dal giugno 1941)
Giappone (dal 1941)
Contro chi
Inghilterra
Francia
Stati Uniti (dal 1941)
Italia (dall’8 settembre 1943)
URSS

Questi elencati sono solamente i più importanti perché in totale gli Stati belligeranti furono addirittura 61 contro 36 e le battaglie, dure e sanguinose, non si svolsero soltanto e prevalentemente sui fronti europei ma infuriarono anche nel Pacifico, in Asia e in Africa.



Quando & Dove

Cominciata come un conflitto circoscritto all’Europa, la seconda guerra mondiale si allargò fino a fondersi con uno scontro in Estremo Oriente, diventando una guerra globale di proporzioni immani che non si limitò ai paesi belligeranti (la maggior parte delle grandi potenze ed un gran numero di piccoli stati) ma ebbe grandi ripercussioni anche sui paesi neutrali. La guerra cominciò in Europa il 1° settembre 1939, quando la Germania iniziò l’invasione della Polonia, e finì il 2 settembre 1945 con la resa del Giappone, avvenuta formalmente a bordo della corazzata USA «Missouri» nella baia di Tokyo.
I due maggiori teatri delle operazioni furono l’Europa, compresa la costa del nord Africa ed il nord Atlantico e l’Asia, più particolarmente il Pacifico centrale e sud–occidentale, la Cina, la Birmania ed il Giappone.

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OBIETTIVI DEI BELLIGERANTI

La guerra che i nazisti scatenarono nel 1939 fu una lotta per il potere mondiale: i regimi nazista e fascista di Germania, Italia e Giappone attaccarono le democrazie occidentali e il comunismo sovietico per il possesso dei mercati mondiali ma alla guerra non furono estranei motivazioni ideologiche: la guerra fu anche lotta tra opposte ideologia: totalitarismo e democrazia.
Causa prossima della guerra fu l'invasione della Polonia (1° settembre 1939). Hitler aveva preteso dalla Polonia la cessione di Danzica e di un "corridoio" che permettesse la congiunzione della Prussia occidentale alla orientale. La Polonia respinse l’ultimatum e la Germania, aspettandosi che ancora una volta le potenze europee avrebbero accettato il fatto compiuto, come era successo per l'annessione dell'Austria e dei Sudeti, occupò Danzica e varcò le frontiere polacche. Questa volta Francia ed Inghilterra, legate da un patto di alleanza militare alla Polonia, reagirono e appena due giorni dopo (3 settembre) dichiararono guerra alla Germania.

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GLI ARMISTIZI E LA PACE
la Carta Atlantica
Il 14 agosto 1941 Roosevelt e Churchill sottoscrissero una Carta Atlantica che avrebbe dovuto costituire la base delle trattative di pace, che ritenevano prossime.
 

Il Presidente degli Stati Uniti d’America e il Primo ministro, Sig. Churchill, in rappresentanza del Governo di Sua Maestà Britannica nel Regno Unito, essendosi riuniti a convegno, ritengono opportuno render noti taluni principi comuni della politica nazionale dei rispettivi Paesi, sui quali essi fondarono le loro speranze per un più felice avvenire del mondo.

primo
I loro Paesi non aspirano a ingrandimenti territoriali o d’altro genere.

secondo
Essi non desiderano mutamenti territoriali che non siano conformi al desiderio, liberamente espresso, dei popoli interessati.

terzo
Essi rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliersi la forma di governo sotto la quale intendono vivere; e desiderano vedere restituiti i diritti sovrani di autogoverno a coloro che ne sono stati privati con la forza.

quarto
Fermo restando il rispetto dovuto ai loro attuali impegni, essi cercheranno di far sì che tutti i paesi, grandi e piccoli, vincitori e vinti, abbiano accesso, in condizioni di parità, ai commerci e alle materie prime mondiali necessarie alla loro prosperità economica.

quinto
Essi desiderano attuare fra tutti i popoli la più piena collaborazione nel campo economico, al fine di assicurare a tutti migliori condizioni di lavoro, progresso economico e sicurezza sociale.

sesto
Dopo la definitiva distruzione della tirannia nazista, essi sperano di veder stabilita una pace che offra a tutti i popoli i mezzi per vivere sicuri entro i loro confini e dia affidamento che tutti gli uomini, in tutti i paesi, possano vivere la loro vita liberi dal timore e dal bisogno.

settimo
Una simile pace dovrebbe permettere a tutti gli uomini di navigare senza impedimenti oceani e mari.

ottavo
Essi sono convinti che, per ragioni pratiche nonché spirituali, tutte le nazioni del mondo debbano addivenire all’abbandono dell’impiego della forza. Poiché nessuna pace futura potrebbe essere mantenuta se gli Stati che minacciano, e possono minacciare, aggressioni al di fuori dei loro confini, continuassero a impiegare armi terrestri, navali ed aeree, essi ritengono che, in attesa che sia stabilito un sistema permanente di sicurezza generale, è indispensabile procedere al disarmo di quei paesi. Analogamente, essi aiuteranno e incoraggeranno tutte le misure praticabili al fine di alleggerire il peso schiacciante degli armamenti per tutti i popoli amanti della pace.
 

La fine delle ostilità non fu seguita a breve distanza dai trattati di pace; quelli che vennero stipulati furono datati in periodi molto successivi:
Trattati di Parigi del 10 febbraio 1947 per Italia, Romania, Bulgaria, Ungheria e Finlandia;
Trattato di San Francisco dell'8 settembre 1951 per il Giappone (a cui non partecipò l'URSS);
Trattato di Stato del 15 maggio 1955 per l'Austria.
Gli accordi di Yalta e Potsdam
I vincitori sovietici, americani e inglesi si incontrarono a Yalta (4-12 febbraio) e a Postdam (17 luglio - 2 agosto) per discutere l'organizzazione dell'Europa, e in particolare del futuro della Germania, dopo la fine del conflitto.
Gli accordi stabilivano l’influenza parziale o totale dell’URSS nei paesi dell’Europa orientale (Polonia, Romania, Bulgaria, Ungheria, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Albania) che l’Armata rossa aveva liberato dalla dominazione tedesca, mentre l’Italia e la Grecia, con tutte le altre nazioni occidentali, sarebbero dovute rimanere sotto l’influenza alleata.
La carta d'Europa mutò profondamente. Le maggiori annessioni furono realizzate dall’Unione Sovietica la quale aggiunse alle terre occupate tra il 1939 e il 1940 (Galizia, Estonia, Lettonia e Lituania) la Polonia orientale. Quale compenso per tale perdita il nuovo governo polacco ricevette dalla Germania l’ampia fascia territoriale comprendente importanti centri quali Stettino e Breslavia nonché Danzica e il suo territorio, ad eccezione di Konigsberg passata all’Unione Sovietica con il nome di Kaliningrad (da M.J. Kalinin, tra il 1922 e il 1946 uno dei massimi responsabili del governo sovietico). L'Italia dovette cedere l'Istria e parte della Venezia Giulia alla Iugoslavia; l'Austria e la Cecoslovacchia riottennero l'indipendenza. La Germania, privata di una buona parte dei territori sul confine orientale (Prussia orientale, Pomerania e Slesia, cedute alla Polonia), venne divisa in due repubbliche, la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Democratica Tedesca, mentre Berlino risultò a sua volta divisa fra gli ex alleati in quattro settori.
A Yalta inoltre si stabilì la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), erede della Società delle Nazioni e retta da un consiglio di sicurezza composto da Cina, Francia, Inghilterra, URSS, USA, con il compito di tutelare la stabilità degli assetti esistenti e la pace.

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CONSEGUENZE POLITICHE

Lo scenario mondiale del dopoguerra fu caratterizzato dalla presenza di due grandi blocchi di paesi, ordinati al loro interno secondo modelli di riferimento forniti dalle due superpotenze, l'URSS ad est e gli USA a ovest. Nell'area soggetta all’egemonia sovietica (campo socialista) si impose la dittatura dei partiti comunisti filo–russi: le leve dell’economia erano centralizzate dallo stato, divenuto unico proprietario delle grandi imprese; la grande proprietà fondiaria era stata smantellata e la terra era stata distribuita ai contadini riuniti in cooperative. A una più o meno ampia serie di misure assistenzialistiche, si unì il ferreo controllo dell’opinione pubblica attraverso il monopolio dei mezzi d’informazione e dell’educazione dei giovani sottratta alla Chiesa.
Nell'area soggetta agli Stati Uniti (mondo libero) prevalse la democrazia rappresentativa parlamentare, a meno che non si temessero minacce per l’ordine sociale esistente; l’economia fu ispirata ai principi libero–scambisti, nella completa tutela della proprietà privata e della libera iniziativa imprenditoriale.

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CONSEGUENZE ECONOMICHE
Considerando che l’economia inglese e quella francese, nonostante la vittoria, erano state enormemente danneggiate dalla guerra, solo gli Stati Uniti emergevano fra le nazioni occidentali con il loro strapotere economico.
Un accordo raggiunto a Bretton Woods negli Stati Uniti nel 1944 tra i membri della vecchia Società delle Nazioni delegò al dollaro, di cui Washington assicurava la convertibilità in oro, la funzione di moneta di riferimento su cui commisurare il valore delle rispettive divise nazionali.
Il governo di Washington varò, nei primi mesi del 1947, un piano di interventi economici che fu chiamato Piano Marshall dal nome del segretario di stato: lo scopo di questa operazione era di aiutare la ricostruzione nei paesi devastati dal conflitto, ma i suoi obiettivi politici erano ben più ambiziosi.
Anche l’URSS si era elevata a potenza di primo piano, esercitando la propria egemonia sull’Est europeo, incrementando rapidamente la propria produzione industriale, costruendo un notevole apparato militare, inseguendo nella ricerca scientifica i paesi occidentali, diventando polo di riferimento per molti popoli dell’Asia e dell’Africa.

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IL COSTO IN VITE UMANE

Il bilancio della seconda guerra mondiale fu terrificante: 55 milioni di morti, di cui 40 nella sola Europa. Il bilancio è ancora più tragico se consideriamo che più della metà delle vittime era costituita da civili. Questa allarmante proporzione, mai verificatasi in precedenza, è connessa in parte all’adozione di nuova tecniche distruttive, soprattutto i bombardamenti aerei che colpivano indiscriminatamente obbiettivi militari e civili, in parte al carattere di guerra partigiana e di rivolta politica e morale contro la barbarie nazista assunto dal conflitto. Le perdite umane furono certamente il più grave danno provocato dalla seconda guerra mondiale, ma non l’unico.

 Morti e dispersi

Nazionalità Soldati Civili
Americani 220.000 0
Inglesi 370.000 60.000
Francesi 250.000 360.000
Belgi 10.000  90.000
Olandesi 10.000 190.000
Norvegesi 10.000 2.000
Tedeschi 3.250.000  3.800.000
Italiani 330.000 85.000
Austriaci 230.000 80.000
Cecoslovacchi 20.000  330.000
Ungheresi 120.000  280.000
Jugoslavi 30.000  1.360.000
Greci 20.000  140.000
Bulgari 10.000 10.000
Rumeni 200.000  470.000
Polacchi 120.000  5.300.000
Finlandesi 90.000 0
Sovietici 13.600.000  80.000.000
Neozelandesi 10.000 0
Australiani 30.000 0
Cinesi 3.500.000  10.000
Giapponesi 1.700.000 360.000
totale 24.400.000  30.917.000
totale generale 55.317.000 

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