CINEMA E DADAISMO

Lo sviluppo del cinema di avanguardia si ha soprattutto nell'ambito del Dadaismo. In questo movimento il riferimento al cinema ha soprattutto il significato di negazione e irrisione dei valori estetici tradizionali; in effetti i dadaisti si proponevano principalmente di fare tabula rasa di tutti i concetti a priori, di tutte le traballanti categorie di giudizio espresse dalla cultura positivista e borghese.

Nell'ambito di dada, il cinema è uno degli strumenti di realizzazione di un programma sintetizzabile in questi due slogan di Tristan Tzara,  del suo "Manifesto del dadaismo": "c'è un grande lavoro distruttivo, negativo da compiere" e "l'arte non è una cosa seria, dico sul serio". I dadisti sembrano negare l'arte, ma in realtà la salvano, ripartendo da zero e facendola rifluire nella dimensione quotidiana della vita.

Teoricamente il movimento vuole fare piazza pulita delle convenzioni estetiche tradizionali, abbatte le gerarchie dogmatiche che separano le arti tra loro allontanandole dalla realtà e annullano il concetto tradizionale di arte, impegnandosi nella costruzione di eventi e di oggetti che capovolgano le regole del gusto e della percezione.

Il cinema che fa la comparsa in due serate parigine, dopo il trasferimento del gruppo da Zurigo alla capitale francese, va quindi visto come uno degli elementi della spettacolarità dadaista, forma di provocazione che nel sincretismo dei mezzi usati (declamazione di manifesti, esposizione di oggetti e quadri, ecc.) esibisce la totalità e la redicalità della propria negazione.

Le realizzazioni cinematografiche dadaiste si appellano soprattutto al concetto della "non-arte", sostenuto da questo movimento. In effetti la casualità della realizzazione, l'improvvisazione formale, l'evidente gioco intellettuale - caratteristiche tutte della poetica dadaista - non soltanto non potevano essere il frutto di una meditazione estetica, di una teorizzazione di esperimenti compiuti in precedenza, ma addirittura negavano ogni possibile teoria, ogni classificazione artistica.

Il film dadaista costituisce soprattutto l'esempio più significativo di un cinema antitradizionale, illogico, provocatorio, e in tal senso pienamente conforme alla sua poetica che nel caso (cioè nell'illogicità e nella provocazione) vede uno degli elementi basilari per il superamento dell'arte e della cultura borghesi.

Il risultato fu infatti indefinibile, secondo gli schemi tradizionali della critica e del giudizio di valore. Il significato culturale del film era direttamente proporzionale al suo potere d'urto, nell'ingfrangere le convenzioni dell'arte e della cultura. Questo è evidente soprattutto nei due film"Retour à la raison" di Man Ray  e "Anémic Cinéma" di Marcel Duchamp, nei quali è evidente la rispondenza tra questa nuova arte e il tipo di pittura (e fotografia), realizzato dai due artisti.

Si potrebbe, infatti definire il cinema come un "oggetto" dadaista, alla stessa stregua dei testi teatrali di Tzara o del ready-made di Duchamp, cioè di oggetti di uso comune, che vengono decontestualizzato e assume statuto artstico nel momento in cui il suo creatore lo sceglie, lo spiazza e se ne assume la responsabilità estetica firmandolo.

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